Quando ero al college, ho frequentato una delle accademie militari della nostra nazione. Naturalmente, abbiamo studiato i nostri eroi. Tutti gli edifici del campus portavano il nome di questi uomini. Durante le guerre del nostro Paese, essi avevano dimostrato un coraggio straordinario di fronte al pericolo.
In qualità di cadetti, eravamo incredibilmente impegnati. Andavamo a lezione, sostenevamo esami e ci tenevamo occupati con le responsabilità militari. Come giovani uomini, eravamo inclini a non fare caso alle persone intorno a noi che non si distinguevano in modo tale da destare il nostro interesse. Una di queste persone era un inserviente che puliva le aree comuni del nostro dormitorio. Era molto più vecchio di noi e l’età cominciava a farsi sentire.
A malapena sapevamo che ci fosse. Davamo per scontato le cose che faceva per noi, come la pulizia dei bagni comuni. Svuotava la spazzatura e lavava i pavimenti dei corridoi. La maggior parte di noi avrebbe fatto fatica a ricordare il suo nome, anche se lo vedevamo cinque giorni alla settimana.
Chi di noi poteva sapere che si trattava del più grande eroe militare che avessimo mai incontrato? Anni prima aveva ricevuto la più alta onorificenza militare della nostra nazione per le azioni eroiche compiute durante la Seconda Guerra Mondiale. La maggior parte di noi non aveva mai conosciuto personalmente qualcuno che avesse ricevuto la Medaglia d’Onore. Come potevamo immaginare che l’uomo che spazzava i nostri pavimenti ne fosse stato insignito?
Una sera, un compagno di classe stava leggendo su una rivista militare delle gesta di un grande eroe nazionale nella lotta contro i Nazisti. Gli si accese una lampadina: questo eroe aveva lo stesso nome del nostro bidello. Che coincidenza. L’inserviente e questo eroe avrebbero avuto più o meno la stessa età. Nel giro di un paio di giorni, fece due più due. Si avvicinò al nostro inserviente e gli chiese se fosse la stessa persona. Egli rispose: “Sì, ma è stato molto tempo fa”.
Inutile dire che la vita del nostro inserviente cambiò radicalmente dopo che quella notizia venne alla luce. Divenne l’ospite d’onore di tutte le nostre funzioni militari. Una di queste, però, spicca tra tutte.
Durante una delle cerimonie di laurea dell’accademia, il Presidente Ronald Reagan tenne il discorso. Ad un certo punto, invitò il nostro inserviente a raggiungerlo sul palco. Poiché era prigioniero di guerra al momento del conferimento della Medaglia d’Onore, non ricevette la medaglia di persona. Il premio era stato consegnato a suo padre. Quarant’anni dopo le sue gesta eroiche, il Presidente degli Stati Uniti rettificò la situazione. “Vieni quassù”, disse il Presidente. Davanti ad uno stadio di football gremito, fece leggere pubblicamente le gesta dell’uomo. Il Presidente, poi, appese la medaglia al collo dell’eroe.
È difficile ascoltare questa storia senza pensare alle parole del Signore in Luca 14:7-11. In una piccola parabola, il Signore ci mette in guardia dall’essere troppo arroganti. È meglio attribuirsi una posizione modesta e farsi elevare da una persona di potere ed autorità. Gesù dice di assumere un posto umile e lasciare che il padrone di casa ci inviti ad occuparne uno più avanti.
Il nostro inserviente aveva fatto proprio questo. Aveva occupato un posto modesto. Non si era dato delle arie. Non aveva preteso che la gente lo onorasse per quello che aveva fatto, anche se aveva salvato la vita di molti soldati americani. Certamente meritava onori e riconoscimenti, ma non era risentito del fatto che coloro che lo circondavano non glieli avessero concessi. Tuttavia, l’uomo più potente della nazione lo aveva chiamato per dargli ciò che meritava.
Ci fa pensare a come sarà quando saremo davanti al Trono del Giudizio di Cristo, non è vero? Quante persone ci saranno come il nostro inserviente? Il Signore ci dice di servire umilmente sia Lui che gli altri. Non importa se chi ci sta intorno non lo nota. Se saremo fedeli nel servizio, Egli ci chiamerà per ricevere un riconoscimento da parte Sua.
Signore, fa di noi degli umili servitori. Così facendo, che possiamo essere trovati degni di sentirti dire: “Vieni più avanti”.
di Kenneth Yates
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Ken Yates (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) è l’editore del Journal of the Grace Evangelical Society e speaker regionale ed internazionale della GES. Il suo ultimo libro si intitola Hebrews: Partners with Christ.