Recentemente, un mio amico ha trovato un ottimo modo per descrivere la fede. Ha detto che è uno status. Non è quantificabile.
Di solito non usiamo questo genere di parole per definire la fede ma sono molto appropriate. La maggioranza delle persone pensa alla fede come ad un qualcosa di quantificabile; pensa che si possa misurare quanto crediamo a qualcosa. Per esempio, potremmo dire: “Ci crede veramente” oppure “Devi crescere nella fede” o “Non credeva abbastanza”.
Mi vengono in mente un paio di esempi in cui viene usato questo tipo di linguaggio per esprimere la propria idea di fede. Una persona potrebbe pregare per qualcosa, per esempio un lavoro. Se non ottiene il lavoro, un’altro potrebbe dire che è accaduto perché non ha avuto abbastanza fede. Se avesse creduto un po’ di più, Dio gli avrebbe concesso il lavoro.
L’esempio più drammatico di quanto detto si verifica quando le persone partecipano ai servizi di guarigione. I ciarlatani che conducono questi servizi dicono ai presenti che se la loro fede sarà abbastanza grande allora saranno guariti. Comodo per il guaritore! Nel momento in cui la guarigione non si verifica, non è colpa del guaritore ma dell’insufficiente quantità di fede della persona bisognosa di guarire.
Ma la fede non è così. Fede significa essere convinti che qualcosa sia vero. È uno status. O si è convinti che qualcosa sia vero, oppure no. Quando si crede in qualcosa, possiamo dire che ci si trova nella condizione di essere convinti. Per esempio, io sono convinto che George Washington sia stato il nostro primo presidente. La mia fede nel fatto che lo sia stato non cresce. Se conseguissi una laurea in Storia, la mia fede nel fatto che lo sia stato non sarebbe più grande.
Ma ci sono passaggi nel NT in cui si parla di fede “grande”. Che cosa farne di questi versi (Mt 8:10; 15:28)? In casi come questi, le persone coinvolte stanno credendo in qualcosa di nuovo, non stanno crescendo in quello in cui credono già. Questo qualcosa di nuovo è diverso. Viene descritto come “grande” perché non è un qualcosa a cui generalmente si crede.
Al momento della fede, il non credente si convince che Gesù, attraverso la sola fede, dia la vita eterna come dono gratuito che non può mai essere perduto. Non si può diventare più convinti di così. O ci si crede oppure no.
Ma dopo aver creduto, il credente può trovare nel NT molte altre cose che Gesù insegnava. Maggiore è il numero degli insegnamenti che il credente si convince sia vero, maggiore sarà la sua fede. Per esempio, un credente potrebbe leggere i versi riguardo al “farsi tesori in cielo” e, di conseguenza, donare parte del suo reddito ad una chiesa o un ministero Free Grace. È convinto che ciò che Gesù diceva sia vero. Un altro magari non crede a ciò che il Signore diceva riguardo a queste cose. Non è convinto che sia saggio investire in un regno che non è visibile. Il primo credente ha una fede più grande ma non perché creda nelle ricompense più del secondo. Il secondo non crede per niente nelle ricompense. Il primo ha una fede più grande perché crede in qualcosa in cui l’altro non crede.
L’uso è chiaro. Non dovremmo ricorrere a frasi come “Ci credo davvero?” oppure “Ci credeva abbastanza?”. Ciò significa considerare la fede come qualcosa di quantificabile. Piuttosto, dovremmo semplicemente chiederci se crediamo a quello che la Scrittura insegna. Siamo convinti che sia vero? Quando lo siamo, allora abbiamo fede. Maggiore è il numero delle cose a cui crediamo, maggiore sarà la probabilità che il Signore ci esamini e proclami che abbiamo una fede grande.
di Kenneth Yates
_______
Ken Yates (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) è l’editore del Journal of the Grace Evangelical Society e speaker regionale ed internazionale della GES. Il suo ultimo libro si intitola Hebrews: Partners with Christ.