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Senza radici, senza frutti, senza Dio

Senza radici, senza frutti, senza Dio

September 16, 2025 by Kathryn Wright in Grazia Gratuita - Calvinismo, Frutto, Isaia 5, John MacArthur, Radice, Vigna

Molti slogan che circolano oggi nella chiesa sono causa di confusione. Uno di questi è: «Senza radici, non ci sono frutti». L’idea è che se una persona non produce frutti spirituali, ovvero non vive rettamente e non segue il Signore in obbedienza, allora non è veramente nata di nuovo. Se non vi sono frutti spirituali visibili, significa che non vi sono radici, il che dimostra che Dio non sta operando nella sua vita. In un sermone sul produrre frutti, John MacArthur ha dichiarato:

Un cristiano non può essere senza frutti. Ascoltate, se la vita di Dio è in voi, ci sarà rendimento. Potete cercare di reprimerla, soffocarla e reindirizzarla in molti modi, ma comunque verrà fuori [enfasi aggiunta]. (John MacArthur, https://www.gty.org/library/sermons-library/1305/if-you-abide-in-me)

Questo punto di vista riflette la tesi calvinista secondo la quale se il Signore ha predestinato una persona alla vita eterna, allora è garantito che persevererà nelle buone opere e ci saranno frutti spirituali visibili. Secondo questo sistema di pensiero, se Dio ha predestinato qualcuno, allora non può non produrre frutti nella sua vita. Se Dio è coinvolto, i buoni frutti sono garantiti; se non ci sono frutti, Dio non è all’opera nella sua vita. Se non ci sono frutti, allora il Signore non li ha scelti. In breve, senza radici non ci sono frutti; quindi, senza frutti non c’è Dio.

Ci sono molti problemi con questa idea. Ad esempio, presuppone che il Signore ottenga sempre ciò che desidera dalle persone. In altre parole, se Dio si dà da fare, è garantito che il suo popolo produrrà frutti. Ma è vero?

In Isaia 5, il profeta parla della nazione di Israele, il popolo eletto da Dio. Israele è descritto come la vigna del Signore (v. 1).

Il brano inizia descrivendo tutto ciò che il Signore ha fatto per la sua vigna e, per usare un eufemismo, ha fatto tanto. Ha posto la sua vigna su un collina fertile (v. 1). Ha scavato la collina e rimosso le pietre in modo che la vigna potesse crescere senza ostacoli. Ha costruito una torre nel suo mezzo per proteggerla e ha fatto uno strettoio (v. 2). Dopo tutto questo lavoro, si aspettava che producesse uva buona (v. 2b). Bisogna notare che non solo la nazione poteva produrre buoni frutti sotto la cura del Signore, ma il Signore se lo aspettava anche.

Secondo il calvinismo, la nazione non avrebbe avuto scelta. Il Signore li aveva piantati, quindi era garantito che avrebbero prodotto buoni frutti. Eppure, produsse uva selvatica (o acerba). Invece dei buoni frutti attesi, la nazione produsse frutti marci. Purtroppo, nonostante tutto ciò che il Signore aveva fatto per Israele – liberandolo dall’Egitto, provvedendo a lui nel deserto, dandogli la terra promessa e nutrendolo (Isaia 1:2) – il popolo si ribellò (1:2b-4) e si diede all’idolatria (2:8).

In risposta, il Signore lamenta:

3 «Ora, abitanti di Gerusalemme e voi, uomini di Giuda, giudicate fra me e la mia vigna. 4 Che cosa si sarebbe potuto fare alla mia vigna più di quanto ho fatto per essa?Perché, mentre mi aspettavo che facesse uva, ha fatto uva selvatica?» (Is 5:3-4) (enfasi aggiunta)

Ciò che è degno di nota è che la mancanza di frutti della nazione non è dovuta alla mancanza di impegno da parte del Signore. La tragedia di Israele è che si ribellò nonostante tutto ciò che il Signore aveva fatto per lui. Il Signore era attivamente coinvolto e si aspettava che la nazione fosse feconda. Eppure essi scelsero di ribellarsi. In altre parole, la mancanza di frutti spirituali non dimostra una mancanza di impegno o di partecipazione da parte del Signore.

I credenti di oggi hanno la stessa propensione ad allontanarsi dal Signore, nonostante i suoi sforzi. Ci sono stati dati tutti i doni spirituali necessari per seguire con successo il Signore in obbedienza, proprio come al popolo d’Israele era stato dato tutto ciò di cui aveva bisogno per avere successo. Anche noi possiamo scegliere di vivere secondo la carne, proprio come la nazione scelse di ribellarsi al suo Dio. Se un credente non produce frutti visibili, ciò non dimostra che non sia salvato o che il Signore non stia operando nella sua vita. Tuttavia, come per la nazione di Israele, il Signore si aspetta frutti spirituali dai suoi figli. Se, come gli Israeliti, i credenti scelgono di camminare secondo la carne, disobbedendo, non possono perdere la vita eterna, ma possono aspettarsi di andare incontro alla disciplina del Signore nella loro vita, così come di perdere le ricompense eterne (Isaia 5:5-6).

__________

Kathryn ha conseguito un master in studi cristiani presso il Luther Rice Seminary. Coordina i nostri viaggi missionari a breve termine, occupandosi anche in parte dell’insegnamento, tiene conferenze e studi per le donne e collabora regolarmente alla nostra rivista e ai nostri blog. Insieme a suo marito Dewey vive a Columbia, SC.

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by Kathryn Wright

Kathryn has a master’s degree in Christian Studies from Luther Rice Seminary. Kathryn coordinates our short-term missions trips, including doing some of the teaching herself, teaches women’s conferences and studies, and is a regular contributor to our magazine and blogs. She and her husband Dewey live in Columbia, SC.

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