Questa è una traduzione dell’articolo di Bob Wilkin pubblicato nell’edizione di marzo/aprile del 2020 della revista Grace in Focus
Noi dunque riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge
Mentre lavoravo a un libro su cento versetti che provano che la salvezza è solo per fede, senza le opere, mi sono imbattuto in un’interessante spiegazione di ciò che intendeva Paolo in Romani 3:28 quando concludeva “che l’uomo è giustificato per fede senza le opere della legge”.
Mi sembra semplice. La giustificazione davanti a Dio è per sola fede, senza opere. Paolo dice la stessa cosa in Romani 3:21-31 (e di nuovo nel capitolo 4).
Le lettere CVD stanno per “Come Volevasi Dimostrare”. Le trovate spesso alla fine di una dimostrazione matematica per indicare che la questione è ora risolta. È stata dimostrata.
Il versetto 28 è il CVD di Paolo.
Paolo è chiaro: le nostre azioni non hanno un ruolo nella nostra giustificazione. Tuttavia, mi sono imbattuto in un commentario popolare su Romani che sostiene che sebbene la fede da sola sia la condizione per la giustificazione, abbiamo bisogno della vera fede per essere giustificati. Il commentatore, John MacArthur, sviluppa in quattro pagine diverse “prove attendibili della fede salvifica”. Asserisce che le prove della fede salvifica includono:
1. “amore per Dio”,
2. “ravvedimento dal peccato e odio per esso”,
3. “umiltà genuina”,
4. “devozione alla gloria di Dio”,
5. “preghiera”,
6. “amore disinteressato”,
7 “separazione dal mondo”,
8. “crescita spirituale” e
9. “vita d’obbedienza”
(MacArthur, Romans 1-8, pp. 323-26).
Molti commentatori e teologi oggi affermano la giustificazione per sola fede senza le opere, eppure appesantiscono il messaggio dicendo che l’unico modo per sapere di credere veramente è esaminare le proprie opere. Sebbene questo approccio sia ben intenzionato, non è coerente con la dottrina apostolica.
C’è una sola prova affidabile per la vostra fede salvifica. Tale prova è la vostra attuale fede in Gesù per la giustificazione/vita eterna. È ovvio che sappiamo in cosa crediamo. L’idea che abbiamo bisogno di prove esterne che ci dicono in cosa crediamo è bizzarra.
Come fate a sapere di credere che Dio esiste? Guardate alle vostre opere per dirvi che siete teisti? No. Piuttosto, guardate alle sue opere (Salmi 19:1).
Come fate a sapere di credere che Gesù morì sulla croce per i vostri peccati? Guardate alle vostre opere? Ovviamente no. Guardate alla Parola di Dio.
Come fate a sapere che Gesù sta tornando? Non saranno le vostre opere a dirvelo, ma la Parola di Dio.
Allo stesso modo, come fate a sapere di credere che la giustificazione è solo per fede? Perché credete che sia vero. Perché credete a ciò che Dio ha detto attraverso il Signore e i suoi apostoli.
Le buone opere non possono dimostrare che uno è stato giustificato per fede. È interessante notare che MacArthur dà diversi avvertimenti nel discutere queste nove prove. Per esempio, riguardo alla sua terza prova, il ravvedimento dal peccato e l’odio per esso, avverte: “Il vero ravvedimento è più che semplicemente dolore per il peccato. Giuda divenne amaramente dispiaciuto per il suo peccato di aver tradito Gesù…” (p. 224). Aggiunge poi: “Nessun cristiano diventa completamente senza peccato finché non va a stare col Signore”.
Riguardo alla sua quinta prova, la preghiera, MacArthur avverte: “Ogni cristiano genuino ammetterà liberamente di non pregare tanto spesso o tanto intensamente e persistentemente quanto si dovrebbe” (p. 225).
Tutti e nove i suoi punti sono soggettivi. Se una persona guarda alle sue opere per vedere se è giustificata, allora non sarà mai sicura di esserlo. Come mai? Perché sta cercando nel posto sbagliato. Se credete alla promessa della giustificazione/vita eterna, allora sapete che siete giustificati e nati di nuovo. L’atto stesso di guardare alle proprie opere per vedere se uno è nato di nuovo e giustificato dimostra che in quel momento non si sta credendo alla promessa.