Per un breve periodo della mia vita, una delle mie persone preferite era un ragazzo di nome Devega. Eravamo insieme nell’esercito. Mi ero appena iscritto per far parte di una squadra di basket in un campionato di chiese locali. Stavo diventando vecchio e anche i miei amici, che facevano parte del gruppo, lo erano. Fortunatamente tutte le altre squadre erano composte da persone come noi. La competizione, proprio come per noi, era oramai oltre il loro periodo migliore.
Ma Devega era diverso. Era giovane. Era alto. Era veloce. Sapeva saltare – molto in alto. Poiché era nella nostra squadra, non abbiamo mai perso una partita. Sapevo che non era giusto, ma non m’importava. Era ancora giovane abbastanza da avere sangue competitivo che mi scorreva nelle vene, e volevo solo vincere.
Non importava che il mio contributo alla squadra fosse minimo. Io difendevo Devega. Gli passavo la palla e lo guardavo mentre segnava. Facevo il tifo per Devega e guardavo gli altri giocatori mentre cercavano di fermarlo – ma fallivano. Con Devega nella nostra squadra, vincere era automatico.
Sapevo il risultato di ogni partita prima che la giocassimo. Ero membro del team vincente. Il mio contributo era minimo, ma sapevo di essere uno di quelli che avrebbero stretto il trofeo del campionato a fine stagione.
Per le persone che amano le competizioni sane, la mia esperienza risulterà terribile. Dov’è il divertimento nel giocare in un campionato dove tutti sapevano già il risultato? È una critica giusta. Ma in qualche modo, è una buona illustrazione della vita del Cristiano.
Marco è l’unico vangelo che ci racconta una piccola parabola su un uomo che pianta dei semi in un terreno. Non sa come funziona, ma la terra porta il suo raccolto. Infatti, in greco Marco dice che è automatico. Il raccolto arriva. È una cosa certa. Conosciamo già il risultato (Marco 4:26-28).
Nella parabola è chiaro che il seme è il messaggio del regno di Dio a venire. Include il messaggio che la vita eterna in Cristo è un dono gratuito attraverso la fede e non può essere perduto. Ma include anche il fatto che Egli ricompenserà la fedeltà tra coloro che hanno creduto in Lui. Il Regno sta per arrivare. Un grande raccolto tra coloro che hanno vita eterna – insieme con le loro ricompense – sta per arrivare. Niente lo può fermare. La Sua promessa lo garantisce. È automatico.
Quando serviamo il Signore, stiamo giocando nella squadra vincente. Il Signore vuole che Lo serviamo con tutte le nostre forze, e noi dovremmo farlo. In questo modo, stiamo contribuendo alla forza della squadra. Ma dobbiamo capire che la vittoria è garantita perché Lui è il nostro Capitano. Non dipende dalle nostre opere né sforzi. Il regno che viene è un finale scontato.
Noi abbiamo il privilegio di essere nella squadra vincente. Sappiamo che quando serviamo il Signore stiamo partecipando in quella vittoria. Devega aveva bisogno di qualcuno che gli passasse la palla. E di qualcuno che lo proteggesse. Il Signore, nella Sua grazia, ci ha dato l’onore di essere nella Sua squadra e di lavorare insieme con Lui.
Paolo descrive il suo lavoro in un modo simile. Quando arrivò alla città di Corinto, stava piantando per il Signore. Ma era il Signore che faceva in modo che ci fosse un raccolto. Il Re gli ha dato la grazia di lavorare con Lui nel mettere insieme un tesoro eterno per il Suo Regno. Tutto ciò che Paolo aveva fatto era essere parte di quello che Cristo avrebbe portato avanti; Cristo era il Solo che avrebbe garantito il successo (1 Cor 3:6-7).
La morale della favola è questa: quando serviamo il Signore, giochiamo nella squadra vincente. La vita eterna non può essere perduta. Non si tratta di questo. Il problema sono le ricompense eterne. Conosciamo già il risultato. Il regno sta venendo e le ricompense per quello che facciamo pure, fintanto che non ci “stanchiamo di fare il bene” (Gal.6:9).
Anche se sappiamo che il nostro Capitano è Colui che rende la vittoria certa, fintanto che continuiamo a passarGli la palla, abbiamo il privilegio di stringere il trofeo con Lui, quando tutto è stato detto e fatto.
Di Kenneth Yates
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Ken Yates (ThM, PhD, Seminario Teologico di Dallas) è Editore del giornale della Grace Evangelical Society, Relatore Internazionale GES e della Costa Est. Il suo ultimo libro si intitola: Hebrews: Partners with Christ.