Nella seconda parte di questa serie, ho discusso di due modi popolari di interpretare l’oscurità alla croce di Cristo. Sebbene ci siano alcune verità contenute in quelle interpretazioni, penso esista un’alternativa migliore. Questa alternativa si adagia meglio al contesto di Marco 15. Ci sono due motivi chiave per adottare quest’opinione. La prima si tratta di comprendere bene il presupposto abbandono di Cristo da parte del Padre, in Marco 15:34. La seconda è l’idea del giudizio.
L’urlo del Signore in Marco 15:34 viene direttamente dal Salmo 22:1. Cristo si chiede perché il Padre lo stesse abbandonando. Riferimenti a questo Salmo si trovano in 15:24 e 15:29-32. Il Salmo 22:14-17 descrive la crocifissione. Si può notare che il Salmo finisce con la liberazione da parte di Dio di Colui che urla nel verso 1 (Salmo 22:22-25). Questa parte si riferisce alla futura resurrezione di Cristo in Marco 16:1-8. Se Cristo cita il primo verso del Salmo, allora va preso in considerazione il Salmo intero. È un urlo di vittoria del Giusto Sofferente, non dell’abbandono di Dio.
Il Salmo 22:4-5 è particolarmente importante. Parla di come Dio ha liberato gli Ebrei dall’Egitto. Uno dei metodi usati da Dio fu la piaga dell’oscurità in Egitto (Es 10:22). Durò per tre giorni. Sulla croce, l’oscurità durò per tre ore. Dopo la piaga dell’oscurità, agli Egiziani fu afflitta la morte dei primogeniti. Sulla croce morì il primogenito Figlio di Dio. L’oscurità dell’Egitto fu un segno del giudizio di Dio sulla nazione. Qui, alla morte di Cristo, la nazione d’Israele aveva rigettato il loro Re. Tutto questo portò alla croce e tutto quello che stava succedendo in quel momento parlava di giudizio. L’oscurità sulla terra era segno del giudizio che stava arrivando su di loro per i loro peccati. Questo giudizio avvenne nel 70 dC.
Il Vangelo di Marco apre con Giovanni Battista e poi Gesù stesso che offre il regno di Dio a quella generazione di Ebrei (1:15). Tuttavia, a cominciare dai suoi leader, è chiaro che avrebbero rigettato quell’offerta (3:6, 22; 6:6, 27; 8:31, 9:31; 10:33-34). A causa di quel rifiuto e dell’uccisione del Re, Dio avrebbe giudicato la nazione, severamente. Questo è inerente all’appello di Giovanni e di Gesù a pentirsi. Se lo avessero fatto, sarebbero stati benedetti. Se non l’avessero fatto, Dio avrebbe disciplinato la nazione.
Ma l’oscurità non era solo un messaggio del giudizio che stava per cadere sulla nazione. Coinvolgeva anche il giudizio che aveva a che fare con la vita dei discepoli.
Quando il Signore cominciò il Suo ministero, non solo offrì il Regno ad Israele, ma incontrò anche Satana (Marco 1:12-13). Satana, ovviamente, era responsabile di aver portato il peccato nel mondo. L’umanità era stata schiavizzata dal potere del peccato fino a quel tempo. Quel peccato comportava la morte di ogni singola persona. Tale era la maledizione caduta sull’uomo a causa del peccato.
È chiaro che sulla croce, Cristo portò su di Sé il peccato del mondo (Giov 1:29; 2 Cor5:21). In Luca 22:53, mentre Cristo lascia il giardino del Getsemani per finire l’opera per cui era stato mandato, viene riferito di quell’ora come “il potere dell’oscurità”. Questa è quasi certamente un riferimento a Satana. Così come il Signore aveva affrontato Satana all’inizio del Suo ministero, lo avrebbe affrontato di nuovo alla fine (cf Gen 3:15).
In Marco 10:45, il Signore sta parlando ai discepoli circa il prezzo del diventare suoi discepoli, avevano bisogno di essere liberati dal potere del peccato. La resurrezione del Signore dimostra che il credente può vivere rettamente ora perché il potere del peccato è stato spezzato. Il credente non deve più servirlo (1 Pie 2:24; Rom 5:8-10). Il potere del peccato, il potere dell’oscurità, è stato spezzato.
Così come l’oscurità alla croce porta al giudizio che sarebbe caduto sulla nazione, essa punta anche al giudizio di Cristo verso il peccato. Il potere dell’oscurità ha portato la maledizione nel mondo. Quanto più appropriato allora che cadesse oscurità, quando Egli paga il prezzo per liberare il Suo popolo da quella maledizione. Egli venne nell’oscurità e maledizione (Gal 3:13).
Nella Sua resurrezione, Egli avrebbe, ovviamente, sconfitto la morte. Ma c’è anche un altro elemento importante. Il libro di Marco tratta di discepolato. Se i credenti volevano seguire Cristo come Suoi discepoli, avevano bisogno di essere liberati dal potere del peccato. La resurrezione del Signore dimostra che il credente può vivere rettamente ora perché il potere del peccato è stato spezzato. Il credente non deve più servirlo (1 Piet 2:24; Rom 5:8-10). Il potere del peccato, il potere dell’oscurità, è stato spezzato.
Per tutti coloro che guardarono alla croce, c’era un messaggio di giudizio nell’oscurità. Per la nazione incredula di Israele, essa puntava al giudizio incombente. Per i discepoli credenti, rappresentava il giudizio del potere del peccato.
Di Kenneth Yates
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Ken Yates (ThM, PhD, Seminario Teologico di Dallas) è Editore del giornale della Grace Evangelical Society, Relatore Internazionale GES e della Costa Est. Il suo ultimo libro si intitola: Hebrews: Partners with Christ.