Chiunque studia il libro di Geremia troverà in esso qualcosa di frustrante. È difficile comprendere quando viene detto ciò che il profeta dice. Le cose non sono scritte in ordine cronologico. Profetizzò durante il regno di diversi re, e il lettore troverà difficile determinare quale passaggio si applica a quale re.
Alcune volte, nel libro, la materia è organizzata secondo tematica e non secondo il tempo in cui l’azione si svolge. Un ottimo esempio si trova nel capitolo 18 e 19. I due capitoli forse non sono avvenuti nello stesso momento, ma hanno qualcosa in comune. Il fattore comune è l’argilla.
Nel capitolo 18, il profeta paragona Giuda all’argilla. Dio è il vasaio ed ha formato Giuda per essere una nazione benedetta. Ma a causa del suo peccato d’idolatria, Egli ha rifatto l’argilla. Ora, sono una nazione che sta per essere distrutta dai Babilonesi.
La parte centrale di questa illustrazione è che Dio può modellarli in modo che siano benedetti o in modo che siano maledetti. La nazione si può pentire, e Dio rifarà l’argilla. Possono cambiare ciò che sta per succedergli. L’argilla è malleabile. (Guarda questo breve video) C’è ancora speranza per la nazione.
Nel capitolo 19, il profeta ci parla ancora una volta del vasaio. Ma questa volta, l’argilla in questione è stata indurita nella forma di un vaso. Nello specifico, un vaso che è stato fatto per portare acqua. A Geremia viene chiesto di radunare i leader di Giuda e di portarli al di fuori della città. Lì versa l’acqua fuori dal vaso, indicando così che tutti i loro piani stanno per essere versati e saranno inconclusivi. (19:7).
Poi Geremia rompe il vaso davanti ai capi. Questo indica che il popolo di Giuda, inclusa la città di Israele con il tempio, saranno distrutti. Mette in evidenza che questo vuol dire che non ci sarà una marcia indietro. Un vaso d’argilla che è stato indurito, una volta rotto, è inutile.
È semplice vedere il contrasto tra il capitolo 18 e il 19. Nel capitolo 18, l’argilla può essere rimodellata. Le cose possono cambiare. Ma una volta che è stata indurita in terracotta, non può essere rimodellata. Un vaso d’argilla non può essere cambiato. Quando è rotto, non è buono a nulla e deve essere gettato. Nel capitolo 18, il popolo di Israele è come argilla nelle mani del vasaio. Potevano ancora cambiare rotta. Il disastro avrebbe potuto essere evitato. Quando Geremia parla allo stesso popolo più tardi, nel capitolo 19, non è più il caso. È troppo tardi. Si sono induriti, come l’argilla di un vaso, nella loro idolatria. Dio ha determinato che il giudizio sarebbe stato riversato sulla nazione.
Anche se Geremia sta parlando alla nazione di Giuda, lo stesso principio si applica al credente individuale. L’autore di Ebrei dice che possiamo farci indurire anche dal peccato (Ebrei 3:13). Ciò di cui parla è l’abilità del peccato di ingannarci. Dio ha promesso di rafforzarci quando affrontiamo problemi e di ricompensarci se lo facciamo in modo da onorare Dio. Quando attraversiamo difficoltà, possiamo convincerci che Dio non sarà in grado di fare ciò che ha promesso. Possiamo ingannarci e pensare che è meglio cercare il conforto del mondo piuttosto che fidarci delle promesse di Dio.
Una tale attitudine è descritta come un processo di indurimento. Come l’argilla che va sulla ruota del vasaio e viene formata a mo’ di vaso, i nostri cuori possono fare la stessa cosa. Possiamo diventare duri nella nostra mancanza di fede nella bontà di Dio verso di noi e così indurire il nostro amore per il mondo.
In Geremia l’indurimento del popolo come nazione ha portato alla distruzione del loro paese per mano dei Babilonesi. In Ebrei, l’indurimento del cuore può portare alla perdita delle meravigliose ricompense eterne per il credente.
C’è un’altra differenza tra Geremia e l’autore di Ebrei a riguardo. L’uso di Geremia del vaso d’argilla era un messaggio per la nazione che si era spinta troppo in là. Un credente, tuttavia, può pentirsi dei suoi peccati e tornare ad avere comunione con il Signore.
Ma noi, in quanto credenti dobbiamo esser molto cauti e prendere a cuore l’avvertimento di Geremia 18-19. Il peccato può ingannarci. Può indurirci. Piano piano, questo processo rende sempre più difficile allo Spirito Santo di farci vedere quanto siamo andati lontani dal nostro Signore.
Appena riconosciamo di esser stati ingannati dal peccato, riconosciamolo. Quando lo facciamo, diventiamo l’argilla nelle mani del Vasaio piuttosto che un pezzo indurito di un vaso di ceramica.
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Ken Yates (ThM, PhD, Seminario Teologico di Dallas) è Editore del giornale della Grace Evangelical Society, Relatore Internazionale GES e della Costa Est. Il suo ultimo libro si intitola: Hebrews: Partners with Christ.