Recentemente, ho avuto il privilegio di partecipare ad una conferenza biblica sul tema delle ricompense e del Trono del Giudizio di Cristo. Ho parlato della Parabola dei Talenti in Matteo 25:14-30, che talvolta è considerata controversa perché il Signore rimprovera severamente uno dei Suoi servi. Di conseguenza, molti sostengono che il servo non sia credente.
Questa mentalità era evidente nei commenti di uno dei partecipanti. Ho affermato che il servo che viene rimproverato è un credente e che la parabola ci insegna che i credenti infedeli proveranno vergogna al Trono del Giudizio di Cristo. Una persona così perderà le ricompense eterne e conoscerà la disapprovazione di Cristo.
La partecipante era fermamente convinta che ciò non fosse possibile. La pensava così anche se io avevo sottolineato che il credente rimproverato aveva ancora la vita eterna e sarebbe stato per sempre nel regno. Secondo lei, un “vero” credente non potrebbe mai trovarsi in una situazione del genere. Il Signore non avrebbe mai trattato uno dei suoi figli in quel modo. Diceva che un Signore benevolo non potrebbe mai arrabbiarsi con un cristiano. Egli è pieno di grazia. Quando lo vedremo, avrà solo cose positive da dire.
Sebbene questa interpretazione possa farci sentire bene quando pensiamo alla nostra futura valutazione al Trono del Giudizio, non è biblica. Una grande quantità di documenti nel NT ci dice che alcuni credenti riceveranno, di fatto, un rimprovero pungente dal Signore (ad esempio, 1 Giovanni 2:28). Dovremo dar conto di come Lo abbiamo servito (2Co 5:10). Non sarebbe giusto se il credente fedele fosse trattato alla stregua di quello infedele. Un giusto Giudice non lo farebbe.
Potremmo anche osservare come anche i genitori terreni, a volte, sono scontenti dei loro figli. Un “vero” figlio può fare cose che i suoi genitori non approvano. Un bravo genitore negherà le cose buone ai suoi figli se saranno disobbedienti. Questo è vero, anche se i figli restano figli dei genitori.
In molti casi, però, questi argomenti non sono convincenti. Le persone possono avere un’idea del Signore che non sono disposte a cambiare. A volte è difficile mettere da parte i propri preconcetti. Questo vale per tutti noi.
In questo caso, però, potrebbe essere utile considerare come il Signore si sia comportato con i credenti quando viveva su questa terra. Si è mai arrabbiato giustamente per il comportamento dei Suoi figli? Se così fosse, si aprirebbe almeno la possibilità che Egli farà lo stesso quando compariremo davanti a Lui al Trono del Giudizio di Cristo.
In Marco 10:14 vediamo un esempio di come Cristo fosse scontento dei credenti e manifestò con forza il suo disappunto nei loro confronti. I discepoli credenti avevano proprio bisogno di correggere il loro atteggiamento. Avevano mostrato aria di superiorità nei confronti di un credente, che avevano guardato dall’alto in basso (Marco 9:38). Poi, non capivano perché, in quanto uomini, non potessero trattare le donne con inferiorità in un rapporto matrimoniale (10:10). Subito dopo, venne la goccia che fece traboccare il vaso. I discepoli trattarono i bambini con lo stesso tipo di disprezzo. I genitori avevano portato i bambini al Signore affinché li benedisse e i discepoli li avevano allontanati. Secondo loro, questi piccoli erano troppo insignificanti per occupare il loro tempo (10:13). I discepoli avevano un’alta considerazione di se stessi. Avrebbero dovuto agire meglio.
Come reagì il Signore di fronte alle loro azioni? La NR06 dice che “si indignò”. Il verbo originale in greco significa essere arrabbiati perché è stato fatto qualcosa di sbagliato. Il Signore era molto arrabbiato per il modo in cui i discepoli trattavano gli altri. Quando se ne accorse, li rimproverò.
Non ha forse senso che la stessa cosa accadrà al Trono del Giudizio? Cosa accadrebbe se il Re, nell’esaminare la nostra vita, constatasse che abbiamo avuto quel tipo di atteggiamento? E se la nostra vita fosse caratterizzata da altre pratiche peccaminose? Tali azioni non lo indurrebbero ad essere “indignato” con noi?
Quando pensiamo al giorno in cui dovremo rendere conto della nostra vita innanzi al Signore, possiamo trarre conforto dal sapere che qualsiasi cosa avremo fatto per Lui riceverà una ricompensa e la Sua approvazione. Ma non prendiamoci in giro. Il giusto Re non elogerà il credente che non avrà fatto ciò che Egli ha comandato. Potrà forse essere contrario a quello che ci immaginiamo, ma Egli sarà “indignato” con una persona così.
di Kenneth Yates
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Ken Yates (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) è l’editore del Journal of the Grace Evangelical Society e speaker regionale ed internazionale della GES. Il suo ultimo libro si intitola Hebrews: Partners with Christ.