In quanto veterano dell’esercito, amo i bei film di guerra. Uno di questi è il film Fury. É la storia dell’equipaggio di un carrarmato durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono cinque uomini in questo equipaggio, e ognuno di loro ha sperimentato l’orrore della guerra, combattendo contro la Germania Nazista. Sono rimasti insieme dal giorno dello sbarco o l’inizio della guerra in Europa.
Verso la fine del film, l’equipaggio si trova in una situazione di morte certa. E infatti, tutti tranne uno, saranno uccisi nella battaglia che si stavano preparando ad affrontare. Il comandante del carrarmato, un sergente molto duro, all’interno del carrarmato gli dice che stare con loro è stato “il miglior lavoro che abbia mai avuto”. Il resto dell’equipaggio è d’accordo, e ripete la stessa frase.
Una persona come me, di fronte ad una tale scena, ha delle emozioni miste. Da una parte, è una follia. Dopo aver guardato il film e visto tutto ciò che è successo a questi uomini, uno penserebbe che è il peggior lavoro del mondo. Hanno visto tanti dei loro amici morire. Viaggiare attraverso l’Europa in un carrarmato sgangherato per un anno, lontano delle loro famiglie, era un’esistenza dura e pericolosa.
Ma dall’altra parte, una tale affermazione ha senso, anche per coloro che non hanno mai servito in un carrarmato. Si comprende che questi uomini avevano un legame speciale l’uno con l’altro. Avrebbero letteralmente dato le loro vite per il resto dell’equipaggio. Quasi nessuno fa parte di un gruppo del genere. In più, erano tutti legati ad una causa nobile. Infatti, ebbero un ruolo nel liberare il mondo da uno dei peggiori dittatori che si sono mai visti. Uno degli uomini nel carrarmato parla della Bibbia costantemente, e si può immaginare che fosse convinto che quello che stava facendo piacesse a Dio, perché provava a fermare la strage degli Ebrei, popolo di Dio. Quante persone possono dire di aver fatto qualcosa di così importante nelle loro vite?
Non c’è da stupirsi che questi cinque uomini affermassero di avere il lavoro più bello del mondo. Le prove e i pericoli che hanno affrontato non hanno cambiato questa convinzione.
Mi è venuto in mente recentemente che i discepoli che il Signore ha scelto affinché lo seguissero nel Suo ministero, avrebbero potuto dire la stessa cosa. Il loro era un lavoro pericoloso. Non lo avevano realizzato all’inizio. Ma i lettori di Marco potevano vederlo chiaramente. Appena prima che il Signore scegliesse questi uomini, ci viene detto che delle forze potenti si erano dispiegate contro di Lui, intente a farlo morire (3:6). Inoltre, anche Satana, ci viene detto, Gli si è opposto (3:11-12). Subito dopo Gesù sceglie questi uomini per farli entrare nel Suo equipaggio (3:13-19). Marco ci dice i loro nomi.
Dopo averci detto i loro nomi, Marco ci dice che la famiglia del Signore era contro di lui, perché pensavano fosse matto (3:21). Il verso successivo ci dice che i rappresentanti del governo, un governo basato sulla legge di Mosè, avevano concluso che fosse posseduto da un demonio (3:22). Queste forze potenti lo avrebbero alla fine condotto alla Sua morte.
In altre parole, gli uomini che avevano scelto di seguire Gesù per essere suoi discepoli si erano accollati un lavoro pericoloso. Infatti, proprio come il film Fury, tutti tranne uno, sarebbero stati uccisi perché parte del gruppo.
Ancora una volta, dall’esterno potrebbe sembrare una vita terribile, un lavoro terribile. A prima vista, vorremmo non avere nulla a che fare con qualcosa di simile.
Ma noi sappiamo, che c’è dell’altro. Ognuno di questi uomini, alla fine della loro vita, si sarebbe voltato indietro ed esclamato: “ho avuto il lavoro più bello del mondo”. Per tre anni, hanno avuto il privilegio di creare un legame con il Figlio di Dio. Hanno condiviso con Lui la Sua vita di sofferenza. Hanno sperimentato con Lui quello che il resto del mondo non avrebbe mai potuto sperimentare. Avrebbero alla fine dato la loro vita per Lui.
Come gli uomini in Fury, anche loro erano coinvolti in una nobile causa. Tuttavia, la loro causa era infinitamente più nobile. Questi discepoli del Signore avrebbero camminato nella Sua potenza e avrebbero gettato le fondamenta della chiesa. Avrebbero proclamato il messaggio della vita eterna ad un mondo avvolto nell’oscurità. Avrebbero giocato dei ruoli importanti nel piano di Dio, per realizzare il Regno di Dio.
Quando crediamo in Gesù per la vita eterna, allora la possediamo e non possiamo perderla. Ma la Bibbia insegna che se, dopo aver creduto in Lui, vogliamo essere Suoi discepoli, allora possiamo aspettarci difficoltà. Possiamo aspettarci che il mondo ci si opponga. Siamo in guerra. Ma se rimaniamo fedeli al Signore, quando tutto è stato detto e fatto, saremo come il sergente nel carrarmato. Possiamo dire che è stato il più bel lavoro del mondo.
Di Kenneth Yates
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Ken Yates (ThM, PhD, Seminario Teologico di Dallas) è Editore del giornale della Grace Evangelical Society, Relatore Internazionale GES e della Costa Est. Il suo ultimo libro si intitola: Hebrews: Partners with Christ.