Se volete rimanere stupiti, leggete la storia di Dieter Dengler, uno dei soli trentatré prigionieri di guerra che riuscirono a fuggire durante la guerra del Vietnam. Vi garantisco che direte: “Non potrei mai fare quello che ha fatto lui”. La sua storia è entrata nella leggenda, soprattutto tra coloro che hanno prestato servizio militare.
Dengler crebbe in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale ed ebbe un’infanzia molto difficile. In seguito, attribuì a quelle difficoltà il merito di avergli permesso di fare ciò che aveva fatto in Vietnam.
A diciotto anni, emigrò negli Stati Uniti. Meno di un anno dopo si arruolò nella Marina, diventando poi un aviatore navale.
Nel 1966, Dengler fu abbattuto sul Laos. Incatenato ad un piccolo gruppo di compagni di prigionia in una gabbia nella giungla, sopportò sei mesi di intense torture. Gli uomini ricevevano pochissimo cibo. Fu logorato dalle malattie e divenne emaciato. Eppure, in quelle condizioni, di fronte a morte certa, riuscì a fuggire. La banda di prigionieri, indebolita, sopraffece le guardie, si divise in gruppi di due e fuggì nella giungla.
Dengler e il suo compagno camminarono nel fitto sottobosco senza scarpe. Mettendo a frutto ciò che aveva imparato dalle sue esperienze durante la Seconda Guerra Mondiale, rimediò qualcosa da mangiare. Il suo amico rimase quasi inabile, ma Dengler li tenne entrambi in vita. Dopo quasi tre settimane, alcuni indigeni della giungla li videro e decapitarono il compagno. Dengler si addentrò nella giungla perché gli indigeni lo avrebbero ucciso allo stesso modo.
Pur essendo vicino alla morte, riuscì a raccogliere materiale per segnalare un aereo americano che volava sopra di lui. Fu inviato un elicottero per estrarlo dalla giungla. Quando lo tirarono a bordo dell’aereo, era malato ed emaciato, una mera ombra del vecchio sé.
Divenne un eroe per tutti coloro che avevano combattuto in guerra. La sua storia fu raccontata dai media e migliaia di persone lo ammirarono.
Non ho mai incontrato Dengler. Ma quando ho ascoltato la sua storia, mi sono rattristato quando il narratore l’ha conclusa con queste parole: “Nel 2001, Dieter Dengler morì”.
Mi sono chiesto che cosa avesse posto fine alla vita di un uomo apparentemente indistruttibile. Ho dovuto cercare. Sono rimasto sorpreso da ciò che ho letto. A Dengler era stata diagnosticata una malattia terminale. Aveva portato la sua sedia a rotelle in una stazione dei vigili del fuoco locale e lì si era suicidato.
Quel finale non corrispondeva alla sua storia di eroismo. Ho capito perché le persone erano riluttanti a raccontare come fosse morto. Alcuni direbbero che il suo modo di morire offusca la sua reputazione di eroe. C’è una naturale tendenza a proteggere questa reputazione.
Una delle cose che mi piacciono della Bibbia è che non tratta i suoi eroi in questo modo. Ci dà le loro storie di eroismo. Ma parla anche dei loro difetti.
Pensiamo, ad esempio, a Salomone e Davide. Le loro debolezze sono ben note.
Nel NT, Pietro, il leader degli apostoli e della Chiesa dei primi tempi, è un esempio di coraggio e dedizione al Signore.
Ma conosciamo anche i suoi fallimenti. Quando il Signore fu processato per la sua vita, Pietro fu un codardo. Rimase a pochi metri da Gesù, ripetendo ad un folto gruppo di persone di non conoscerlo nemmeno (Marco 14:71). Per molti credenti, Pietro è un eroe, ma la Bibbia dice che era anche un uomo. Era come tutti noi; la Bibbia racconta l’intera storia.
Dengler era un uomo incredibile. Non dubito che sarei morto in quella prigione in Laos. Tuttavia, quando ho ascoltato la sua storia, mi sono un po’ irritato quando il narratore non ha detto tutta la verità sul suo conto. Come noi, Dengler aveva i suoi limiti. Anche se il narratore probabilmente pensava di proteggere la reputazione dell’eroe, credo che in realtà lo abbia disonorato cercando di presentarlo come una persona senza debolezze. È stato un po’ disonesto. Voleva farci credere che Dengler non fosse come tutti noi.
La Bibbia non nasconde in alcun modo la verità. Mi dice che posso essere come Pietro, anche con i miei difetti e i miei errori. Come lui, posso essere un eroe della fede. Dopo tutto, anche Pietro aveva le sue debolezze.
________
Ken Yates (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) è l’editore del Journal of the Grace Evangelical Society e speaker regionale ed internazionale della GES. Il suo ultimo libro si intitola Hebrews: Partners with Christ.