I credenti nella Grazia Gratuita alcune volte si trovano in una situazione scomoda. Quando visitano una chiesa o partecipano ad uno studio Biblico, dovrebbero dire la loro opinione se il vangelo viene presentato in maniera confusa? Molte volte, nessuno chiede la tua opinione, e c’è una buona probabilità che, se la dai, non sarai apprezzato. Le regole del decoro spesso ci dicono che dovremmo rimanere in silenzio. Inoltre, non vogliamo esser presi per stupidi. Non penso ci sia una regola generale facile e veloce. Dipende dalla situazione e da quanto bene conosci le persone che hai intorno. Alcune volte, si interviene. Altre, si rimane in silenzio.
Recentemente mi sono ritrovato in una situazione del genere. Alcuni mi avranno preso per un idiota. Altri forse che non sono stato abbastanza coraggioso per il Signore.
Come avreste agito voi?
Stavo visitando una grande scuola biblica in un altro stato. La chiesa faceva parte di una denominazione evangelica conservatrice, simpatizzante della teologia della Grazia Gratuita. L’insegnante era ovviamente ben preparato e aveva letto tanto a riguardo dell’argomento che stava trattando, che era il racconto della crocifissione in Luca. Descrisse vari versi dal VT che lui credeva, formassero le basi per la narrativa di Luca. Probabilmente aveva frequentato qualche seminario evangelico.
Quando menzionò il ladro sulla croce chiese alla classe, composta da circa trentacinque adulti, come potevamo sapere se il ladro fosse “davvero” salvo. Argomentò che siccome abbiamo le parole del Signore che lo confermano, la questione è chiusa. Il Signore aveva detto al ladro che sarebbe stato con lui in paradiso. Ma sappiamo anche che il ladro era salvo, da quello che lui stesso aveva dichiarato. Il ladro disse quattro cose. Si era pentito. Aveva confessato i suoi peccati. Aveva dimostrato di aver capito chi fosse la Persona di Cristo. E aveva invocato il nome del Signore. Su quest’ultimo punto, il predicatore menzionò Romani 10:9-10. Le parole del ladro erano frutto di una fede genuina; senza tale frutto non c’è salvezza. La classe sembrava completamente d’accordo.
Non ero sicuro che l’insegnante intendesse dire proprio quello che ha detto. Cioè che il ladro aveva bisogno di pronunciare le parole che aveva pronunciato per essere salvato dall’inferno. Forse non era riuscito ad esprimere con chiarezza quello che voleva dire. Forse doveva riformulare le sue parole. Avrei potuto aiutarlo un po’. Così ho chiesto: “E se il ladro credesse semplicemente che Gesù era il Cristo e che gli garantiva la vita eterna nel Suo regno? Sarebbe bastato per salvarlo? In altre parole, doveva proprio dire le parole che ha detto per essere salvato?
Sono stato onestamente sorpreso dalla sua risposta. Ha detto di no. La sola fede non avrebbe potuto salvarlo. Doveva dire quelle parole. Non c’è nessun esempio nel NT di qualcuno che viene salvato per sola fede. Il frutto deve seguire”. Poi mi ha chiesto se conoscevo qualcuno nel NT che si era salvato senza parlare. Ho detto che Cornelius e tutta la sua famiglia erano stati salvati senza dire una parola. Mi ha risposto che il racconto in Atti 10 non supporta la sola fede come sufficiente alla salvezza, ma che ci vorrebbe troppo tempo per esaminare i dettagli.
Ero un visitatore e non volevo sembrare un’idiota più grande di quanto la classe e l’insegnante già pensavano fossi. Quindi, ho commentato in questo modo e non oltre. Tuttavia, alcuni membri della classe sono intervenuti. Un uomo ha detto che non credeva che il ladro avesse bisogno di pronunciare quelle parole. E se non fosse stato in grado di parlare? Ma in quel caso, avrebbe comunque dovuto pensare le stesse quattro cose nella sua mente. Questo sembrava essere il consenso generale. Nelle loro menti, la fede da sola non era sufficiente. La fede salvifica avrebbe prodotto frutto, dimostrato dalle parole del ladrone.
Come avresti risposto?
Mi sono spinto troppo oltre, rovinando quello che era stato un bel benveduto? Non ho insistito abbastanza, non sottolineando quanto fosse anti-biblica l’intera conversazione? Avrei potuto dire che questo è un argomento così importante che dovremmo esaminare in dettaglio Atti 10. Forse sono solo un po’ codardo.
Tutti dobbiamo rispondere a questo tipo di domande. Si spera che tutti i lettori di questo blog vedano quanto sia stata terribile l’interpretazione, sul ladrone alla croce, di questo insegnante.
Tuttavia, anche se alcuni riconoscono quanto fosse non biblico, non ritengono sia un grosso problema. Tale presentazione del vangelo, sebbene non sia la migliore, è comunque accettabile.
Non sono d’accordo. Che vangelo confuso che era. Potremmo non sapere come reagire in ogni situazione, ma un tale insegnamento dovrebbe darci fastidio almeno quanto le unghie su una lavagna. L’unica vera domanda è: come possiamo proclamare, al meglio e con grazia, proclamare con chiarezza il messaggio che la vita eterna è donata davvero per fede soltanto?
Di Kenneth Yates
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Ken Yates (ThM, PhD, Seminario Teologico di Dallas) è Editore del giornale della Grace Evangelical Society, Relatore Internazionale GES e della Costa Est. Il suo ultimo libro si intitola: Hebrews: Partners with Christ.