Beato l’uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano.
Dio ci premia quando sopportiamo le difficoltà con amore verso di Lui. Questa è la sostanza del discorso di Giacomo in Giac. 1:12.
Siamo chiamati ad affrontare le difficoltà in una maniera che onora Dio e che ha come risultato l’essere approvati da Lui. Campara Romani 5:3-4 dove la perseveranza produce un carattere provato, la stessa parola usata qui per indicare approvato (dokimos).
La corona della vita potrebbe riferirsi qui al regnare con Cristo nella vita a venire. Molti passaggi che parlano di possibili corone future riguardano delle ricompense eterne (e.g., 1 Cor 9:25; 2 Tim 4:8; 1 Piet 5:4; Apoc 2:10; 3:11). L’espressione esatta corona della vita si presenta solo un’altra volta nel NT, in Apoc 2:10. Sebbene l’espressione si riferisca a ricompense eterne in Apoc 2:10, il contesto di Giac 1:12 è diverso.
Hodges suggerisce che la corona della vita si riferisca molto probabilmente alle benedizioni in questa vita, a causa della connessione di 1:12 con Giac 5:11 (vedi qui), dove la perseveranza di Giobbe nelle prove è legata alle benedizioni in questa vita.
Hodges commenta:
La vita sarebbe più ricca, più profonda e più piena per i suoi lettori cristiani se sono tra coloro che, come Giobbe, arrivano alla fine delle loro difficoltà vittoriosi. Infatti, ogni volta che sopportiamo un periodo problematico con successo, la corona della vita ci sarà riferita come nuovamente. In questo caso, come per altri, il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo finché sia giorno pieno (Prov 4:8) (James, p.26, enfasi aggiunta).
Ron Blue ne the Bible Knowledge Commentary è concorde, e nel citare Curstis Vaughan, scrive “La vita che viene promessa è probabilmente la vita di adesso, vita in pienezza, vita in completezza” (cf Giac 1:4) (Curtis Vaughan, James: Bible Study Commentary, p.28) (“James” p. 821).
Tuttavia, alcuni commentatori pensano che la salvezza eterna sia una ricompensa. Adamson dice, “La corona è la ricompensa per lo sforzo cristiano, che contro i poteri del male non è meno agonistico dell’atleta verso gli altri competitori: la corona come sua ricompensa è la vita eterna” (James, p.68). Allo stesso modo, Peter Davids scrive, “Il premio reale è la salvezza stessa, poiché la vita (eterna) è certamente parte della corona” (James, p.80). Richardson è d’accordo nel vedere una distinzione tra la vita presente e la vita che viene: “Questi test, che durano tutta la vita, vengono attenuati alla fine della vita con la ricompensa della vita divina” (James, p.77).
Certamente, se la corona della vita si riferisce alla vita eterna, allora non sarebbe un dono gratuito; non sarebbe per fede soltanto; non verrebbe ricevuta prima della morte; e richiederebbe perseveranza in buone opere fino alla fine. Molti commentatori apertamente dichiarano che, quella che loro chiamano salvezza escatologica, non viene ricevuta prima della morte e necessita perseveranza in fede e buone opere fino alla morte.
Non dovremmo guardare a Giacomo per determinare qual è il messaggio salvifico per poi imporlo sul Vangelo di Giovanni o sulle lettere di Paolo. Dovremmo piuttosto fare il contrario. Dovremmo stabilire dai passaggi chiari delle Scritture, qual è per noi il messaggio salvifico, specialmente nel vangelo di Giovanni, il solo libro evangelistico della Bibbia (Giov 20:31). Poi si può comprendere chiaramente Giacomo.
Dovrei aggiungere che alcuni commentatori vedono questo passaggio non come un riferimento alla vita eterna o alla pienezza della vita ora, ma piuttosto in riferimento alle ricompense che sono un’aggiunta alla vita eterna. Moo, per esempio, scrive:
Chiaramente lo scopo generale di Giacomo in questo verso è di incoraggiare il credente a sopportare le difficoltà con fedeltà così da ricevere la ricompensa che Dio ha promesso. Alcuni Cristiani hanno difficoltà con le ricompense, obiettando che la nostra obbedienza a Cristo dovrebbe essere pura e disinteressata, non motivata da un volgare ripagamento futuro. Questa obiezione è comprensibile, e certamente troppi Cristiani hanno una mentalità egoistica e calcolatrice nel loro servizio al Signore, chiedendosi “Cosa c’è da guadagnare?” ad ogni passo. Ma la contemplazione delle ricompense del cielo si trova attraverso il NT come uno sperone alla nostra fedeltà nelle circostanze difficili sulla terra. Fissando i nostri occhi sul premio può aiutarci a mantenere uno spirito d’integrità quando affrontiamo tentazioni e sofferenze nella vita terrena. Inoltre, come osserva appropriatamente Mitton, “le ricompense sono del tipo che solo un vero Cristiano è in grado di apprezzare” (Moo, James, pp.70-71)
Che la corona della vita si riferisca alla pienezza della vita ora o nella vita che viene ( o entrambe) oppure no, è chiaro che ricevere quella corona è condizionato dal nostro amore per Dio. Mi piace il commento di Zane Hodges riguardo il nostro bisogno di amare Dio durante le prove:
In realtà, si potrebbe dire che le nostre varie prove, in un modo o nell’altro, sono come un test per misurare il nostro amore per Dio. Con ciascun esame viene la tentazione a resistere la volontà di Dio nel mandare quel test, oppure la tentazione di non sopportarlo e così di non permettere a Dio il Suo lavoro di costruire il nostro carattere, cosa che Egli desidera fare in noi. Solo quando ci sottomettiamo amorevolmente alla mano potente di Dio allora troviamo la corona della vita che ci aspetta alla fine delle difficoltà [James, p.26].
Le prove possono essere in realtà delle grandi benedizioni nella nostra vita se ci ricordiamo che Dio le usa per produrre perseveranza e carattere in noi. Mentre il nostro amore per il Signore Gesù resiste durante il tempo della prova, le nostre vite vengono incoronate qui ed ora (e saranno incoronate al Bema se perseveriamo nell’amore per Lui).