Ci hanno sempre detto che come credenti non dovremmo rattristare lo Spirito Santo. Ognuno di noi può pensare che se commetto un peccato sessuale, o qualche altro tipo di peccato, lo Spirito Santo che vive in me è rattristato. Ho anche sentito dire che lo Spirito Santo è rattristato se non prego abbastanza. Egli vuole avere comunione con me. Dopotutto, come credente, io sono il Tempio dello Spirito Santo. Sebbene sia convinto che tutto questo sia vero, non credo che Paolo si riferisca a questo in Efesini 4:30. Il modo tradizionale di guardare a questo verso ha fin troppa enfasi sull’individuo.
Un paio d’anni fa, GES (Grace Evangelical Society) fece una conferenza nazionale sul Libro degli Efesini. Una delle cose che venne fuori in quella conferenza è che il Libro degli Efesini metteva in primo piano la chiesa. Questo mi portò a studiare da vicino cosa vuol dire in Efesini rattristare lo Spirito Santo.
Il verso in questione si trova in una sessione tra il capitolo 4 e versi dal 25-32. Persino una lettura superficiale di questi versi indica che Paolo sta parlando di come i credenti si relazionano l’uno con l’altro nel Corpo di Cristo. Nei versi antecedenti, Paolo parla dell’”uomo nuovo” (v 24). Qui si riferisce alla chiesa. L’esatta stessa frase si trova in 2:15, dove Paolo dice esplicitamente che il nuovo uomo è la chiesa.
Notiamo come Paolo parla del fatto che siamo “vicini” e “membri l’uno dell’altro” (V 25). I credenti devono “condividere” gli uni con gli altri (v28). Dobbiamo parlare in modo da edificare ognuno nel corpo (v29). I membri del corpo devono essere gentili “gli uni gli altri” e perdonarsi. Ognuna di queste cose mostra l’importanza di come i credenti si trattano l’un l’altro.
Il comandamento di non rattristare lo Spirito Santo è dato proprio nella parte centrale di questi versi. Nei versi precedenti (v29), Paolo ci dice che i credenti in Efeso devono parlarsi in una maniera che edifichi gli altri e sia piena di grazia. Non siamo comandati di avere grazia per noi stessi! Noi dobbiamo essere misericordiosi verso gli altri. Nel corpo di Cristo, le nostre parole verso gli altri non devono essere “corrotte”. Questa parola nel suo senso più basilare significa cattiva o inutile. In altre parole, nella chiesa, dovremmo parlare in modo da edificare e non abbattere il corpo. La frase che viene subito dopo è: non rattristate lo Spirito.
A mio avviso, in questo contesto Paolo sta dicendo che i credenti rattristano lo Spirito quando fanno e dicono cose che non sono edificanti per gli altri credenti intorno a loro nella chiesa. Se ricordiamo che è lo Spirito che ci ha uniti al Corpo di Cristo, tutto ciò acquista significato. Se lo Spirito ci ha unificato, quando noi dimentichiamo che siamo uniti e lo manifestiamo trattando male gli altri credenti, lo Spirito è rattristato.
Ciò che sto cercando di dire è che la tristezza dello Spirito è legata all’operato della chiesa. È una questione corporativa. Lo Spirito è rattristato quando il corpo non si comporta in maniera santa. Un’immagine di quello che Paolo sta descrivendo è una chiesa ripiena di dissenso. Una tale chiesa spezza il cuore dello Spirito.
È dura per noi pensarla in questi termini. Automaticamente si pensa al proprio benessere spirituale in un modo molto individualistico. Paolo sta dicendo che non sempre riguarda noi stessi in quanto individui. La chiesa è estremamente importante per Dio. Non è solo il cristiano singolo ad essere il tempio dello Spirito Santo (1 Cor 6:19). Anche la chiesa lo è (1 Cor 3:16). Egli si compiace quando osserva delle chiese sane dove i credenti crescono insieme come corpo.
Di Kenneth Yates
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Ken Yates è Editore del giornale della Grace Evangelical Society, Relatore Internazionale GES e pastore della Little River Baptist Church in Jenkisville, SC.