Sono andato al college all’Accademia Aeronautica USA. Non voglio farlo sembrare troppo terribile, ma la vita in un college civile sarebbe stata molto più divertente dell’accademia militare. Ci sono degli aspetti poco piacevoli nel passare quattro anni della tua vita in una istituzione così reggimentale.
Ma i poteri costituiti recano forti motivazioni per resistere. La regola base è dirsi che ora sembra andare male, ma potrebbe andare meglio l’anno prossimo. L’anno da matricola è il peggiore. Dovevamo persino mangiare e camminare a comando. Non potevamo parlare con nessuno in pubblico a meno che non ci venisse chiesto da un superiore. Era un anno in cui i tuoi superiori ti urlavano addosso. Ma avevamo sempre l’anno successivo da aspettare.
Il nostro secondo anno andava molto meglio. Ma c’erano cose difficili anche li. Bisognava prendere parte alla scuola di sopravvivenza. Poi bisognava svolgere compiti da CQ. Questo voleva dire fare il fattorino di circa altri 100 cadetti. Dovevi sederti ad una scrivania per 24 ore a rispondere al centralino. Bisognava assicurarsi che la zona squadriglia fosse sicura. Ma avevi sempre l’anno dopo da aspettare. La scuola di sopravvivenza sarebbe stata un ricordo lontano, e non avresti più fatto CQ.
Le cose andavano decisamente meglio da junior. Ti guadagnavi dai piccoli privilegi, come l’opportunità di uscire dall’accademia nel fine settimana. La i lavori e i privilegi migliori venivano dati ai più anziani. La cosa più importante è che solo i senior potevano avere una macchina. Da junior volevi, ma non potevi avere, la libertà che avevano i seniors. Ma l’anno dopo le cose sarebbero cambiate.
Da senior, finalmente potevi possedere un’auto. Avevi i lavori migliori nella quadriglia. Ma eri ancora un cadetto. A volte riuscivi a guadagnare 100 dollari al mese. Si viveva ancora insieme agli altri cadetti. Ma l’anno dopo sarebbe tutto cambiato. Ti saresti diplomato. Avresti guadagnato più soldi. Avresti potuto sposarti. La maggior parte dei cadetti sarebbe andata alla scuola piloti per realizzare il sogno di volare.
Quando parlavi a quei diplomati, anche loro non aspettavano altro che l’anno successivo. Dopo il training da pilota, iniziavano sette anni di servizio nell’Air Force. Poi avrebbero fatto domanda per diventare piloti di aerei commerciali civili. All’inizio non avrebbero guadagnato granché. Ma dopo circa 20 anni, avrebbero raggiunto il Nirvana. Sarebbero diventati capitani all’American o la Delta Airlines. Certo, era una strada lunga. Ma avevano già imparato a lavorare duro per “l’anno prossimo”. Anche se fosse 20 anni nel futuro.
La vita cristiana è simile per molti aspetti. Anche a noi ci viene detto di resistere. “L’anno prossimo” sarà migliore. Anche se non possiamo sapere quanto dovremmo aspettare per “l’anno prossimo”, sappiamo che arriverà. L’anno prossimo, se perseveriamo, saremo più simili a Cristo. L’anno dopo, se resistiamo, il Re ci premierà quando arriverà. L’anno prossimo, sappiamo che riceveremo non una macchina nuova, ma un corpo glorificato. Queste cose sono dei forti motivatori a servire il Signore in anticipazione di quello che viene (Rom 8:22-25; 2 Tim 2:12; Ebr 6:12). Il futuro sarà molto migliore di oggi.
Per altri aspetti, la mia esperienza nell’accademia militare non è per nulla simile alla vita cristiana. In ultima analisi, tutto ciò per cui noi cadetti lavoravamo duro, ci avrebbe lasciato insoddisfatti. Le ricompense, solo temporanee. Ecco perché dovevano sempre dirci “aspetta l’anno prossimo”. Quando raggiungevamo un obiettivo, avevamo bisogno poi di qualcos’altro per motivarci.
Qualche anno fa, ero su un aeroplano che volava sul paese. Una giovane donna era seduta accanto a me. Parlammo per un po’ e scoprii che suo padre aveva frequentato l’accademia aereonautica qualche anno dopo di me. Mi disse che ora era un capitano che volava per una delle maggiori compagnie aeree. Le dissi che suo padre aveva raggiunto la Terra Promessa dei cadetti. Le sue parole mi colpirono. “Mio padre”, disse, “si augurava di non esser mai andato all’accademia. Voleva fare l’avvocato”.
Quando ci pensi su, questo è vero anche per tutto ciò che il mondo ti promette “l’anno prossimo”. Non sarà mai abbastanza. Si desidererà di più e qualcos’altro. Questo succede anche perché tutto è temporaneo, per quanto buono sia e per quanto ammirevoli siano quelli che perseguono quei sogni. Giovanni lo sintetizzò al meglio: “E il mondo passa” (Giov. 2:17)
Ma questo non è lo stesso per i credenti. Il nostro anno prossimo prevede che noi guardiamo il nostro Re faccia a faccia e viviamo con Lui per sempre. Il nostro anno prossimo saremo completamente soddisfatti. Nessuno starà a dire, “Aspetta solo l’anno prossimo, sarà molto meglio”.
Di Kenneth Yates
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Ken Yates (ThM, PhD, Seminario Teologico di Dallas) è Editore del giornale della Grace Evangelical Society, Relatore Internazionale GES e della Costa Est. Il suo ultimo libro si intitola: Hebrews: Partners with Christ.