Non sono sicuro di averlo mai incontrato, ma al seminario che frequentavo c’era un professore che mi intrigava. Si chiamava Jack Deere e insegnava al dipartimento dell’Antico Testamento. Mi rendo conto che si tratta di uno stereotipo, ma nella mia mente gli studiosi dell’AT sono i più stoici tra tutti gli insegnanti della Bibbia. Mi sono sempre sembrati più accademici e meno inclini a sentimentalismi rispetto ad altri. Mi ricordano un detective della polizia di una vecchia serie televisiva dalla celebre battuta: “Solo i fatti, signora”.
Rimasi molto sorpreso nell’apprendere che Deere stava per lasciare l’istituto perché era arrivato a credere in “segni e prodigi”. Da quello che avevo capito, il movimento a cui si era unito era fortemente emozionale, adottando molti degli eccessi tipici del movimento carismatico. Credeva nello scacciare i demoni, nel parlare in lingue, nel ricevere profezie e nelle guarigioni miracolose. Quasi unanimemente, i suoi membri predicano un vangelo basato sulle opere, sostenendo che i credenti debbano compiere opere buone per mantenere la loro salvezza eterna. Non riuscivo a capacitarmi che uno stoico, diligente professore dell’AT dell’Istituto di Teologia di Dallas facesse parte di un gruppo del genere. Il DTS (Dallas Theological Seminary, N.d.T.) rifiutava tutte queste cose: era chiaramente finito in un ricettacolo di false dottrine.
Non ho seguito la carriera di Deere dopo che ebbe lasciato il seminario. Di tanto in tanto, sentivo i suoi ex studenti parlare di ciò che stava facendo. Ho sentito che era finito nelle derive e negli insegnamenti non biblici del movimento che aveva abbracciato. Credeva in cose come il fatto che Dio parlasse a varie persone con voce chiara. Ogni volta che sentivo queste notizie, scuotevo la testa e me ne andavo, incapace di comprendere come fosse finito in quella condizione.
Di recente, ho letto un’intervista che ha rilasciato per promuovere il suo nuovo libro. In esso racconta la sua vita e parla delle difficoltà incontrate. Si tratta di fatti di cui non ero a conoscenza: racconta del dolore e del trauma vissuti anni prima, quando suo padre si era suicidato. Questo aveva influito su di lui fin dai primi anni di vita.
Ma c’erano stati altri eventi devastanti nella sua vita. Sua moglie era un alcolista da decenni. La sua malattia aveva portato la rovina nella loro famiglia e l’aveva quasi uccisa. Aveva un figlio tossicodipendente che si era tolto la vita. Deere è molto aperto riguardo alle sue difficoltà.
Parlando di suo padre, scrive che non vede l’ora di vederlo nel regno. È chiaro che ne sente ancora la mancanza, decenni dopo la sua morte. Nell’intervista, commenta che alcuni gli hanno scritto informandolo che suo padre non sarà nel regno: Deere non lo vedrà lì perché chiunque si suicidi sarà, invece, nello stagno di fuoco. Questo vuol dire che anche suo figlio sarà lì.
Un commento del genere non mi sorprende. La stragrande maggioranza di coloro che appartengono al movimento “dei segni e dei prodigi” sono convinti di questa verità. Credono che la salvezza possa essere persa e che una persona che si suicida abbia commesso un peccato molto grave e non possa pentirsene.
Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla risposta di Deere a questi commenti. Ha trascorso anni in quel movimento e ha anche scritto libri a suo sostegno, ma ha affermato che suo padre era un credente. Non so che cosa credesse suo padre, ma Deere ha risposto che ogni credente possiede la vita eterna e che non può mai perderla. Il fatto che suo padre si fosse suicidato non cambiava questa realtà. Ha affermato che la grazia del Signore gli garantiva di rivedere suo padre nel regno.
Posso solo dire: “Wow!”. Non ho idea di come Deere possa avere una tale convinzione biblica ed essere, allo stesso tempo, leader di un movimento che la nega. Questo mi dimostra anche la grazia di Cristo. Anche se ha adottato tante credenze ed usi strani, Deere sa di avere la vita eterna.
Costui mi affascina; non lo capisco. Ma anche quando abbiamo rifiutato la sana dottrina, se abbiamo creduto in Gesù per avere la vita eterna, quel dono è nostro. Nulla può cambiare questa realtà. Tale è la grazia del Signore nei nostri confronti (2Ti 2:13).
________
Ken Yates (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) è l’editore del Journal of the Grace Evangelical Society e speaker regionale ed internazionale della GES. Il suo ultimo libro si intitola Hebrews: Partners with Christ.