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L’arroganza della Signoria della Salvezza (2 Corinzi 13:5)

L’arroganza della Signoria della Salvezza (2 Corinzi 13:5)

April 8, 2024 by Ken Yates in Grazia Gratuita - Luca 18:9-14, Opere, Orgoglio, Umiltà

Recentemente, ho ascoltato un sermone di un esponente della Signoria della Salvezza. Il suo nome non è importante, perché quello che ha detto vale per qualsiasi promotore di questa teologia che predichi sul tema della salvezza eterna. Probabilmente, avrete sentito le stesse cose che ho sentito io, anche se dette in modi diversi. In questo caso, l’oratore ha menzionato il suo legame con John MacArthur. Il suo ministero sembra essere popolare e il suo messaggio viene divulgato in molte chiese evangeliche e in molti video su YouTube.

Ha affermato che quello che aveva da dire ha suscitato, e continuerà a suscitare, rabbia in molte persone. Secondo la sua predica sono molti (la maggior parte?) nelle nostre chiese a non essere spiritualmente salvati perché non vivono in modo retto. Credere con la testa non è sufficiente: è necessario compiere buone opere. Se non le si compiono, non si è salvati.

Di conseguenza, coloro che pensano di essere cristiani sono spesso illusi. Dobbiamo esaminare noi stessi per stabilire se siamo salvati, come dice Paolo in 2Co 13:5. Questa analisi deve avvenire costantemente e per tutta la durata della nostra vita. Il nostro cuore è ingannevole; esso può dirmi che sono un credente, ma devo guardare continuamente alle mie opere per assicurarmi che non mi stia prendendo in giro.

Il motivo per cui questo messaggio fa arrabbiare è evidente: sostiene che la gran parte di quelli che pensano di essere salvati non lo è perché non compie opere buone a sufficienza. La gente si sente offesa da questo. Il predicatore ha affermato che siamo salvati per grazia, ma solo attraverso la presenza di opere buone la propria salvezza può essere confermata.

Ha anche aggiunto che, sebbene si tratti di un messaggio duro che offende e suscita sdegno, il Signore vuole che lo si predichi. È consapevole di non essere altro che un umile servitore di cui il Signore si serve per diffondere questo insegnamento tra chi ha bisogno di risvegliarsi dall’inganno spirituale. Esaminate voi stessi!

Ricordo di aver sentito, anni fa, MacArthur giungere alla stessa conclusione. Egli si chiedeva perché il 90% delle persone nella sua chiesa non avesse una passione per il Signore e solo il 10% circa sembrasse interessato a servirlo. La conclusione è stata che la mancanza di opere indicava che la maggioranza della sua chiesa (e di altre chiese) non era salvata. Questo lo aveva portato verso la teologia dei Puritani e la Salvezza per Signoria.

Ascoltando questo discepolo di MacArthur, mi sono chiesto se si rendesse conto dell’arroganza di quelle parole. Pensate a ciò che stava dicendo: la condotta della maggior parte di quelli a cui si stava rivolgendo (90%?) dimostrava che non erano figli di Dio. Ipotizziamo che ci fossero 200 persone ad ascoltare il suo sermone: quando è salito sul pulpito e ha guardato la congregazione, 180 di loro non stavano vivendo rettamente come lui. Dei venti che lo stavano facendo, alcuni erano nuovi credenti e stavano imparando la condotta cristiana, altri non potevano dedicare il suo stesso tempo allo studio della Bibbia (Va detto anche che, a differenza dei più a cui si stava rivolgendo, egli si guadagna da vivere proprio insegnando la Bibbia).

Quindi, guardando quelle 200 persone, si è sentito più santo della maggior parte di loro. Gli era stata affidata l’enorme responsabilità di far notare ai presenti che la loro vita non era all’altezza; sapeva di suscitare rabbia, ma era disposto a farlo. Naturalmente, l’implicazione, neanche troppo velata, di tutto questo era che, a differenza loro, le sue opere buone invece erano adeguate. Il Signore si stava servendo di lui per cui, quando aveva esaminato le sue opere, gli era piaciuto ciò che aveva visto. La stragrande maggioranza aveva fallito quando si era sottoposta al test, ma lui no. Erano fortunati ad avere tra loro quest’uomo retto, disposto a sopportare la loro rabbia. Inoltre, fortunatamente per loro, egli si conservava umile.

Naturalmente, queste sono tutte sciocchezze. Ma la Signoria della Salvezza non porta forse a una tale arroganza? Come posso essere convinto che gli altri non abbiano abbastanza opere buone per dimostrare di essere salvati, ma io sì, e non sentirmi superiore a loro? Come è possibile non diventare presuntuosi con un messaggio simile? Illuso è colui che lo predica e allo stesso tempo afferma di essere un “umile servitore del popolo”.

Questo sermone mi ricorda l’atteggiamento del fariseo che pregava con l’esattore delle tasse nel tempio. Egli si guardò intorno e disse: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini” (Luca 18:11). Il Signore ha affermato di aver dato quest’uomo come esempio perché c’erano quelli che “erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Luca 18:9).

Siamo di fronte ad un sentimento popolare, espresso in una teologia rinomata. Ma non nasce da un cuore umile. Nasce da un cuore che va descritto in un modo completamente diverso.

 

di Kenneth Yates

_______

Ken Yates (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) è l’editore del Journal of the Grace Evangelical Society e speaker regionale ed internazionale della GES. Il suo ultimo libro si intitola Hebrews: Partners with Christ.

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Ken Yates (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) is the Editor of the Journal of the Grace Evangelical Society and GES’s East Coast and International speaker. His latest book is Mark: Lessons in Discipleship.

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