“A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta” (Gm 2:14-17).
Introduzione
Avete mai mancato di soccorrere un fratello cristiano in difficoltà?
Avete visto un bisogno, ma non gli avete dato del denaro.
Non gli avete portato del cibo.
Non avete falciato il loro prato.
Non avete fatto quello che avreste dovuto.
Personalmente, so di aver fallito. Scommetto che è capitato anche a voi.
È corretto vivere così? Certo che no!
Il passo che ho appena citato, Giacomo 2:14-17, viene spesso usato per dimostrare che le buone opere sono necessarie per ottenere quella che viene chiamata salvezza definitiva dinanzi a Dio.
Quello che in realtà Giacomo sta facendo è invitare i credenti a mettere in pratica ciò in cui credono.
Giacomo 2:14-17 è un passo straordinario, ma per trarne il massimo vantaggio, bisogna comprenderlo correttamente.
Giacomo si stava rivolgendo ai credenti, non ai miscredenti
L’idea che Giacomo si stesse rivolgendo sia ai credenti che ai non credenti non è coerente con quanto da lui scritto.
Quattordici volte nella lettera chiama i lettori “fratelli”, “fratelli miei” o anche “fratelli miei carissimi” (ad esempio, Gm 1:2, 16, 19; 2:1, 5, 14; 3:1). I non credenti non erano fratelli di Giacomo. Solo le persone salvate erano chiamate, giustamente, “fratelli miei”.
In 1:16-18 egli afferma che i lettori sono nati da Dio. In 2:1 dice che hanno la fede nel Signore Gesù Cristo.
I credenti devono fare di più che proclamare ciò in cui credono. Devono mettere in pratica quello che professano.
Giacomo non sta cercando di sminuire una finta sicurezza
Poiché Giacomo si stava rivolgendo a coloro che fanno parte della famiglia eterna di Dio, non stava cercando di scardinare una finta sicurezza, come sostengono molti interpreti.
Inoltre, la finta sicurezza non consiste nel credere alla promessa di Gesù della vita eterna a prescindere dalle nostre opere. Questa è la vera sicurezza. Una sicurezza ingannevole è quella che si basa sui propri sentimenti, sulla propria dedizione, sulla propria obbedienza ed opere (ad esempio, Matteo 7:21-23).
Vediamo, ora, cosa dice davvero Giacomo 2:14-17. Cominceremo dal versetto 14.
La fede senza le opere non giova al credente disobbediente
(Gm 2:14)
A che giova? Questa è la chiave per comprendere il passo.
A che serve? è un’altra traduzione.
Leggete i versetti da 14 a 17 e vedete se questa domanda viene ripetuta. In quale versetto si trova?
Sì. La stessa domanda compare alla fine del versetto 16. Ne parleremo ancora tra poco.
Il senso è chiaro: Giacomo ci sta chiedendo di considerare quale sia il vantaggio se non mettiamo in pratica la nostra fede.
È chiaro che qualsiasi credente potrebbe, eventualmente, sostenere di avere la fede ma non le opere. A voler essere sinceri, tutti noi siamo stati colpevoli, a volte, di avere una fede senza opere.
Alcuni suggeriscono che Giacomo abbia in mente un falso profeta. Dopo tutto, egli usa la parola dice. Ma non è così. Sta parlando ai credenti. E c’è un’ottima ragione per cui si riferisce al suo discorso.
Si noti il versetto 12: “(1) Parlate e (2) agite come persone che devono essere giudicate”. Non limitatevi a (1) parlare, ma (2) agite di conseguenza!
(1) Non limitatevi a parlare di ciò in cui credete.
(2) Mettete in pratica quello in cui credete.
Si confronti il versetto 16: “E uno di voi dice loro… ma non date loro le cose necessarie”.
L’intera sezione ha inizio in Gm 1:21-22, dove l’autore invita i lettori credenti ad essere esecutori e non soltanto uditori. Quello che una persona dice è indicativo di quello in cui crede, ma quello che fa è necessario per compiacere Dio e per aiutare i fratelli nel bisogno.
Tutti noi possiamo essere colpevoli di avere una religione sterile.
“Può la fede salvarlo?”. Il greco esige una negazione. Potremmo meglio tradurre: “La fede non può salvarlo, vero?”.
A che cosa serve? Risposta: è inutile. La fede senza le opere è inutile per salvare il credente dalla mano della disciplina di Dio.
Giacomo usa la parola salvare (sōzō) cinque volte. Tutte e cinque si riferiscono alla salvezza dei credenti dalle difficoltà, dal giudizio e dalla morte in questa vita. Si vedano Gm 1:21; 4:12; 5:15; 5:20.
Il principio, qui, è il seguente: ogni volta che il credente non riesce a mettere in atto la sua fede di fronte ad una necessità, sarà punito da Dio per non aver fatto quello che era giusto.
Non possiamo sfuggire alla mano amorevole della disciplina di Dio se voltiamo le spalle agli altri nel bisogno.
Mettere all’opera la nostra fede ci libera dal giudizio di Dio in questa vita. Non mettere in pratica ciò in cui si crede è semplicemente sciocco, perché a Dio interessa quello che facciamo e che non facciamo.
Come nota a margine, Giacomo non sta parlando di dare soldi ai mendicanti che non conosciamo: se gli si danno soldi o meno, non è questo il punto. Si parla, qui, di dare o meno ai fratelli e alle sorelle della propria chiesa o, per esteso, ai cristiani che conosciamo, anche se appartengono ad una chiesa diversa.
L’autore parla di “uno di voi”, cioè di una persona della propria assemblea. Gm 2:14-17 si ricollega a Gm 2:1-13 e alla necessità per i credenti di trattare ugualmente bene i ricchi e i poveri nelle loro chiese.
Giacomo sta parlando di fede, non specificamente della fede che salva. Si confronti Gm 2:1.
La questione è semplice: dobbiamo mettere in pratica la Bibbia per beneficiare dei suoi insegnamenti.
La fede senza le opere non giova agli altri credenti nel bisogno
(Gm 2:15-16)
Notate le ultime parole del versetto 16: a che giova/serve?
È la stessa domanda che abbiamo affrontato all’inizio di questo brano, le prime parole del versetto 14 (ti to ophelos).
Ora la questione si sposta dal vantaggio che ne deriva per me, a quale sia il beneficio per coloro che sono nel bisogno e che non riesco ad aiutare.
Giacomo, un predicatore, ci offre un esempio di come dovremmo mettere in pratica la nostra fede. L’esempio è quello di un credente che fa quello di cui si parla nel versetto 14: una persona che ha fede, ma non la mette all’opera.
Si noti che stiamo parlando di “un fratello o una sorella”. Si tratta di un membro cristiano della nostra chiesa.
Essi sono “nudi e mancano del cibo quotidiano”. Cioè, non hanno abbastanza vestiti per tenersi al caldo o abbastanza cibo per mantenersi in vita.
Ebbene, questa persona ha pronunciato parole di conforto, ma non ha dato loro nulla!
Ora, è vero che raramente, se non addirittura mai, ci ritroviamo di fronte ad una necessità così grande nella nostra Chiesa. Molte volte, però, ci imbattiamo in altri bisogni. C’è la mamma single che ha perso il lavoro. C’è la famiglia monoreddito in cui il papà ha perso il lavoro. C’è l’amico in chiesa che ha un debito di 10.000 dollari a causa delle cure mediche di un figlio. C’è la mamma con una disabilità temporanea. E così via.
Il punto è che anche il fratello o la sorella in difficoltà ci rimettono se diciamo loro qualcosa di carino ma non facciamo nulla. Cosa ci guadagnano loro se non mettiamo in pratica la nostra fede? Risposta: nulla. Avranno ancora freddo e fame.
Dobbiamo capire che quando chiudiamo il nostro cuore ad un fratello o ad una sorella della nostra chiesa, il loro bisogno non scompare. Li lasciamo nelle stesse cattive condizioni in cui si trovavano prima che ce ne accorgessimo.
Offrire denaro, cibo o tempo a qualcuno bisognoso è un affare spirituale. È un modo per investire per l’eternità!
Giacomo sta offrendo solo un esempio pratico di quello che sta predicando. Questo principio vale nell’applicare tutte le Scritture: i mariti che amano le mogli, le mogli che si sottomettono ai mariti, i padri che non provocano i figli, i figli che obbediscono ai loro genitori nel Signore, fare le cose di cuore come per il Signore, ecc.
La fede senza le opere è morta
(Gm 2:17)
Versetto 17. La fede senza le opere è morta. Si vedano anche i versetti 20 e 26.
Si noti che Giacomo non usa l’espressione fede morta.
Un’auto senza benzina è morta.
Questo non significa che non sia un’auto.
Significa che un’auto senza benzina è inutile, non è produttiva. Non è redditizia. Se ci si mette la benzina, può partire.
Allo stesso modo anche il credente inattivo deve mettersi all’opera cosicché la sua fede porti frutto.
Morta significa non proficua, sterile, inutile. Ricordate la domanda che apre il versetto 14 e chiude il versetto 16: “A che giova/serve?” Per due volte l’autore indica che sta parlando di guadagno e di perdita, non di paradiso ed inferno. Il versetto 17 fa immediatamente seguito alla domanda: “A che giova/serve?”. È chiaro quindi che sta parlando di utilità o inutilità.
Che cos’è la fede senza le opere? È fede! Ma non è UTILE, PRODUTTIVA, PROFICUA!
Morta qui significa INUTILE, NON INESISTENTE.
Ricordate: il versetto 17 sta riassumendo il punto espresso nei versetti 14-16, cioè che la fede senza le opere non porta alcun vantaggio!
Giacomo non sta evangelizzando i suoi lettori, ma li invita ad essere proficui.
L’autore non ci sta dicendo cosa dobbiamo fare per essere salvati eternamente dall’inferno. Sta parlando della salvezza, qui ed ora, dal giudizio di Dio.
In effetti parla della nuova nascita in Gm 1:17-18. Afferma che si tratta di un dono di Dio, ma non affronta specificamente la questione della giustificazione.
Il fratello di Gesù, come i suoi lettori, conosceva bene la promessa di vita che Gesù predicava. Essi sapevano che per avere la vita eterna basta credere che Gesù Cristo è Colui che garantisce quella vita semplicemente per mezzo della fede in Lui (Giovanni 6:47). Senza se e senza ma.
Giacomo sta dicendo che raccogliamo ciò che seminiamo. Se seminiamo benedizioni, raccoglieremo benedizioni. Se ignoriamo la sofferenza dei credenti intorno a noi e non benediciamo, allora raccoglieremo sofferenza. Se parliamo ma non agiamo, saremo giudicati per la nostra disobbedienza. Sebbene la nostra fede in Cristo ci renda eternamente sicuri, raccoglieremo quel che avremo seminato, in questa vita e dinanzi al Tribunale di Cristo.
Mettete all’opera quello in cui credete. Solo mettendo in pratica la Parola di Dio possiamo essere utili a noi stessi e a coloro che ci circondano.
Conclusione
Quindi, quando qualcuno vi chiede: “Se ho creduto, perché allora non dovrei vivere come un impunito?”, spero che avrete una buona risposta. Potreste replicare: perché sarebbe stupido. Perché chi semina vento raccoglie tempesta. Perché Dio giudica i suoi figli.
E se qualcuno vi chiede di Giacomo 2:14-17, potete spiegargli che la questione è legata alla domanda ripetuta ben due volte: “A che giova/serve?” (2:14, 16). La fede senza le opere non salverà il credente dal giudizio temporale di Dio. La fede senza le opere è inutile. È morta, nel senso di essere senza vita, senza profitto, inutile, buona a nulla.
Possiamo rispondere che ci sono delle conseguenze se diciamo ma non facciamo ciò che l’amore comanda. La conseguenza non è l’inferno, bensì la disciplina di Dio, qui ed ora, che può portare persino alla morte fisica.
Un guasto alla macchina è una brutta cosa. Il fallimento spirituale è peggio.
Quando i credenti non riescono ad agire amorevolmente, si lasciano sfuggire le benedizioni, quel beneficio che si ottiene dal comportarsi con amore. Se agiamo con amore, gioiamo di più della vita. Il Signore Gesù ha detto: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35). Ci crediamo?
Non limitatevi a parlare di quello in cui credete. Mettetelo in pratica.
- Mettete in pratica quello che dite e raccoglierete quello che avrete seminato.
- Seminate benedizioni e raccoglierete benedizioni.
- Non mettete in pratica quello che dite e ne raccoglierete i frutti.
- Seminate indifferenza e raccoglierete sofferenza.
di Bob Wilkin
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Bob Wilkin (ThM, PhD, Dallas Theological Seminary) è il Fondatore e Direttore Esecutivo della Grace Evangelical Society e co-presentatore del programma Radio Grace in Focus. Vive a Highland Village, Texas, con sua moglie Sharon. I suoi ultimi libri sono Faith Alone in One Hundred Verses e Turn and Live: The Power of Repentance.