In Isaia 21:11-12 troviamo una profezia enigmatica diretta a Duma. Duma è probabilmente un riferimento a Edom, la discendenza di Esaù. Dal monte Seir, in Edom, giunge un grido che chiede a che punto sia la notte che si è abbattuta su di loro. Una sentinella, un riferimento a Isaia, dà un resoconto contrastante. In primo luogo, offre una parola di speranza: il mattino arriverà.
Ma a quel mattino si sarebbe susseguita un’altra notte. Il brano si trova all’interno di un discorso più ampio riguardante le numerose invasioni e il crollo di varie nazioni. Il profeta fa riferimento all’oppressione dell’Assiria ai danni di Edom, che poi avrebbe avuto fine. Ma la tregua sarebbe stata solo temporanea. La conquista da parte di Babilonia avrebbe portato nuova oppressione ed oscurità. In altre parole, il mattino sarebbe stato sostituito da un’altra notte.
A causa del loro difficile futuro, Isaia incoraggia gli Edomiti a tornare (v 12). Molti considerano questo come un invito evangelistico a Edom, sostenendo che il pentimento sia necessario per la salvezza eterna. Ad esempio, Fruchtenbaum commenta:
La parola ebraica per “tornare”, shuv, si riferisce al tornare inteso come conversione. L’unico aiuto possibile per Edom sarebbe quello di convertirsi e di tornare al Dio di Israele dopo essersi pentito (Arnold Fruchtenbaum, The Book of Isaiah, p. 232).
Questo è il consenso che prevale riguardo al significato di questo passo, con alcuni che lo descrivono come un invito “leggermente” evangelistico. Tuttavia, questa interpretazione trova scarso supporto. L’enigmaticità e la lunghezza del brano lo rendono difficile da interpretare. Tuttavia, l’ipotesi che si tratti di un invito alla salvezza è in contraddizione con il messaggio salvifico della vita eterna offerta liberamente a chi semplicemente crede (Gv 3:16; 5:24; Ef 2:8-9). La vita eterna non viene data alle persone sulla base del loro allontanamento dal peccato, perché altrimenti si tratterebbe di una salvezza basata sulle opere. Questo era vero anche nell’AT. Inoltre, qui non si parla né di vita eterna né di fede, né si afferma che si tratta di un dono. Si tratta di un invito ad agire, nello specifico a non peccare più.
Contestualmente, questo brano e l’intera unità (capitoli 13-23) trattano della distruzione delle nazioni attraverso guerre, schiavitù e invasioni (21:7, 9, 15, 17). Il profeta sta parlando dell’invasione imminente e delle tenebre che la accompagneranno. Pertanto, la questione non è la salvezza eterna, ma la salvezza dagli eserciti e dalla guerra. Si può fare un confronto con il messaggio che Giona portò agli abitanti di Ninive. Così come il profeta invitò la città di Ninive al ravvedimento nella speranza di scampare alla distruzione imminente, Isaia ha probabilmente in mente un impiego simile con le sue istruzioni agli Edomiti. È da notare inoltre che nell’ottica non vi è la salvezza individuale; il brano parla di nazioni e città. Si tratta di un invito comune al ravvedimento e non di un appello individuale a credere nel futuro Messia per avere la vita.
Guardando al capitolo 21 di Isaia nel suo insieme, ha senso così. Prima dell’invito ad Edom, Isaia descrive la distruzione definitiva di Babilonia (vv. 1-10). Dopo le istruzioni per Edom, il profeta descrive anche la rovina dell’Arabia e di alcune delle sue tribù più potenti (vv. 11-16). Anche la maggior parte delle nazioni circostanti la Giudea cadrà a causa di varie invasioni. Naturalmente, la lezione per gli Israeliti era che mentre le nazioni pagane che circondavano la Giudea sarebbero state distrutte (Is 14:22, 30; 15:9; 16:14), Dio non avrebbe abbandonato il Suo popolo eletto e un residuo della Giudea sarebbe sopravvissuto (Is 1:9; Rm 9:28). In pratica, la questione riguarda la sopravvivenza terrena, non la salvezza dallo stagno di fuoco.
La corruzione morale di queste nazioni pagane è innegabile, di qui il legittimo invito al pentimento. Tuttavia, imporre una lettura evangelistica del brano è un’interpretazione fondata sulla tradizione anziché sul testo. Forse, c’è una lezione da imparare per noi oggi. Che si tratti delle nazioni pagane che circondano la Giudea o delle tradizioni dei commentatori, la maggioranza è spesso in errore. I commentatori che affermano che le opere, come l’allontanamento dal peccato, sono necessarie per ricevere la vita eterna devono fare ciò che Isaia disse a Edom: pentirsi!
di Kathryn Wright