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Il vangelo del giudizio

Il vangelo del giudizio

January 8, 2024 by Kathryn Wright in Grazia Gratuita - Ap 14:6-7, Atti, Escatologia, Giudizio, Ultimi tempi

Il tema della Conferenza nazionale GES 2022 è stato “I giudizi degli ultimi tempi”. Le sessioni hanno riguardato i diversi giudizi che avranno luogo al ritorno del Signore. Tra questi, il Tribunale di Cristo, il Grande Trono Bianco, il Giudizio delle Nazioni (o delle Pecore e dei Caproni) e altro ancora. Se vi siete persi la conferenza, potete ascoltare le sessioni qui.

All’epoca, un buon amico aveva sentito parlare del tema e aveva commentato che si trattava di un argomento pesante e che avrebbe potuto essere percepito negativamente. Chi vorrebbe invitare qualcuno ad una conferenza sul giudizio? Comprendo perfettamente la preoccupazione. Molte persone provano paura e ansia quando pensano al “giudizio finale”. Questo può essere particolarmente vero per coloro che non comprendono le differenze tra i giudizi sopra citati. Va detto che se avete creduto in Gesù per avere la vita eterna, non sarete mai giudicati per determinare la vostra salvezza (Giovanni 5:24) e non dovreste mai temere nemmeno la possibilità di affrontare un tale giudizio.

Detto questo, il mio amico mi ha fatto riflettere su questa tematica e su come i credenti dovrebbero considerarla. Vorrei suggerire che l’argomento, seppur certamente serio, rappresenta anche una dottrina incoraggiante che dovrebbe darci speranza. Questo è un approccio che possiamo imparare dal Libro degli Atti.

Il giudizio è un tema che ricorre lungo tutto il libro. Tuttavia, a differenza dei giudizi finali, qui i giudizi si svolgono davanti ad assemblee di uomini e in aule di tribunale. Ci sono più di quindici giudizi che hanno luogo nel libro degli Atti. Anche se i partecipanti variano, Luca costruisce costantemente la narrazione del suo libro attorno a queste assemblee e sentenze, a partire dal quarto capitolo. Pietro e Giovanni vengono portati davanti al Sinedrio. Questo accade di nuovo nel capitolo 5. Stefano viene processato e alla fine condannato a morte nei capitoli 6-7. Paolo si trova davanti a Gallio (cap. 18), al Sinedrio (cap. 23), a Felice (cap. 24), a Festo (cap. 25:1) e ad Agrippa (cap. 25:13), solo per fare qualche esempio. Luca termina addirittura il suo libro con l’imminente giudizio di Paolo davanti a Cesare.

Una lezione che si può trarre da questi resoconti è che, nonostante l’opposizione umana, il Vangelo circolava senza ostacoli (Atti 28:31; per un approfondimento, si veda l’articolo di Bob Wilkin qui).

Inoltre, Luca intreccia un tema secondario in questi racconti; ci fa costantemente intravedere la corruzione di questi procedimenti. Egli fornisce ripetutamente al lettore informazioni su ciò che accadeva a porte chiuse. Il Sinedrio, pur sapendo che le guarigioni degli apostoli erano legittime, li minacciava comunque di tacere (4:16-18). Vennero presentate false testimonianze sia contro Stefano che contro Paolo (6:11; 16:20; 21:28-29). Felice voleva una tangente da Paolo (24:26). Quando Paolo si presentò davanti a Festo, i Giudei cercarono di ucciderlo (25:2-3). Complotti sanguinari, falsi testimoni, la paura degli uomini o semplicemente l’indifferenza permeano ognuno di questi racconti. Il giudizio degli uomini è costantemente macchiato dall’iniquità.

Quando prendiamo in considerazione questi episodi, non dovrebbe sorprenderci che l’apostolo Paolo, nella sua lettera ai Corinzi, faccia questo commento:

A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso. Infatti non ho coscienza di alcuna colpa; non per questo però sono giustificato; colui che mi giudica è il Signore. Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. (1 Co 4:3-5; enfasi aggiunta).

Paolo scrive queste parole sulla scia di 1 Corinzi 3, dove parla del Tribunale di Cristo. Nonostante i maltrattamenti subìti nei vari giudizi degli Atti, Paolo non è turbato dai tribunali umani. Non è preoccupato perché sa due cose. Primo, tutto ciò che viene detto a porte chiuse un giorno sarà rivelato. In secondo luogo, sta per arrivare un Giudice che metterà ogni cosa al suo posto.

Si tratta di una prospettiva incoraggiante. Viviamo in tempi simili a quelli degli apostoli. Se consideriamo le condizioni in cui versa il mondo e guardiamo alla corruzione e al male dei nostri giorni, non è difficile vedere il parallelo con le nostre aule di tribunale. Per molti, questo, è motivo di disperazione. In un’epoca in cui la Giustizia si è tolta la benda e si lascia facilmente influenzare per interessi politici, è facile ritrovarsi senza speranza. È allora che dobbiamo ricordarci dei giudizi degli ultimi tempi ed essere incoraggiati. È allora che dobbiamo ricordarci che i tribunali umani sono piccoli e insignificanti rispetto a ciò che accadrà in futuro. Abbiamo un Giudice che sta per arrivare che è buono e imparziale. Egli vede i pensieri nascosti degli uomini; non può essere corrotto, minacciato o lusingato fino alla sottomissione. Egli è perfettamente giusto e metterà a posto ogni cosa.

Dovremmo festeggiare la venuta imminente del nostro Re e Giudice. Sebbene si tratti di un argomento serio, è anche un insegnamento che porta speranza. È una buona notizia che dobbiamo proclamare al mondo (Ap 14:6-7).

 

di Kathryn Wright

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yates.skubala

by Kathryn Wright

Kathryn has a master’s degree in Christian Studies from Luther Rice Seminary. Kathryn coordinates our short-term missions trips, including doing some of the teaching herself, teaches women’s conferences and studies, and is a regular contributor to our magazine and blogs. She and her husband Dewey live in Columbia, SC.

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