Non fa notizia un ventiduenne che decide di cambiare lavoro. Ma se sei nell’esercito, e sei nel bel mezzo dell’Afghanistan, di certo non dai le dimissioni senza conseguenze.
Nel Giugno 2009, il soldato scelto Bowe Bergdahl fu preso dai Talebani in circostanze dubbie. Fu poi liberato nel 2014 come parte di scambio tra prigionieri, al posto di 5 Talebani. Tuttavia, lo scambio si rivelò impopolare politicamente e ci furono proteste. Circolava la voce che il Sorgente Bergdahl fosse un traditore che aveva abbandonato la sua unità. Il 25 Marzo 2015, l’esercito statunitense lo accusò di diserzione. Se trovato colpevole, per Bergdahl ci sarebbero state serie conseguenze, che includevano un congedo in disonore, riduzione di grado, revoca della paga che gli spettava per essere stato catturato (più di 300,000 dollari), e cinque anni in prigione.
Alcune decisioni non possono essere cambiate, nonostante lo si voglia fortemente.
In Ebr 5:11-6:12, gli ebrei stavano sul punto di prendere una decisione irrevocabile.
Nell’articolo precedente, abbiamo esplorato i primi due avvertimenti in Ebrei.1 Non ripeterò le conclusioni alle quali sono venuto, salvo ricordare brevemente che la lettera ci dice che era stata scritta per dei credenti giudei che stavano tornando al giudaesimo; l’autore di Ebrei scrive loro per ricordargli della superiorità di Cristo sul sistema mosaico. Li avvertiva che fare apostasia avrebbe comportato la perdita delle benedizioni che ci sono nell’essere partecipi (co-reggenti) del regno Messianico e nel godere del riposo nel Millennio (che comporta il prendere parte in co-reggenza nel Regno del Messia). I primi due avvertimenti non possono essere compresi se non nel contesto del regno Messianico. Questo è altresì vero di Ebr 5:11-6:12.
L’ordine di Melchizedek
Se dovessi scrivere una lista di verità Bibliche necessarie alla crescita spirituale, cosa includeresti? Giustificazione per fede? Espiazione sostitutiva? Ricompense eterne? La divinità di Cristo? Rigenerazione? Pentimento? Amore per il prossimo?
Menzioneresti Melchizedek?
Forse no.
Eppure, l’autore di Ebrei lo ha fatto. Il terzo avvertimento è preceduto dalla dottrina che Gesù è il Re Messianico (cfr Ps 2:7) e un alto sacerdote “secondo l’ordine di Melchizedek” (Ebr 5:10; cfr Ps 110:4).
In altre parole, Gesù aveva diritto ad entrambi il trono e l’altare.
Sappiamo molto sulla regalità del Messia. Purtroppo, non conosciamo molto del sacerdozio di Melchizedek.
Abraamo incontrò un re-sacerdote chiamato Melchizedek, il cui sacerdozio era antecedente e completamente diverso da quello di Aronne (Gen 14:18-20; cfr. Ps 110:4). Poiché Gesù era di Giuda (non di Levi o Aronne), non si qualificava come sacerdote Levitico. L’autore di Ebrei, quindi, come poteva asserire che Gesù era un alto sacerdote? La risposta è che era stato chiamato al sacerdozio regale di Melchizedek.2
Ma di cosa si tratta? Chi era Melchizedek? Da dove veniva? Com’è diventato re? Da dove viene il suo sacerdozio? Che tipo di sacerdozio era?
L’autore di Ebrei voleva raccontargli tutto. Avremmo molte cose da dire, scriveva. Tuttavia, era difficile spiegarle (5:11). C’era qualcosa di particolare riguardo al sacerdozio di Mechizedek che gli Ebrei avevano bisogno di sapere per maturare spiritualmente (Vedi Ebrei 7). Ciò nonostante, gli ebrei non erano pronti perché erano diventati lenti a comprendere (5:11). Un’altra traduzione riporta, “siete diventati troppo pigri per comprendere” (enfasi aggiunta).
Erano fiacchi. Pigri. Non avrebbero ascoltato. Il loro amore per la Parola era diventato freddo. Non erano più interessati ad imparare.
Non sono sempre stati così.
L’autore ci dice che era diventati lenti. Perché? Forse avevano smesso di ascoltare per via delle pressioni sociali da parte della loro famiglia ebraica. Oppure era a causa delle persecuzioni che stavano affrontando. Qualunque sia stata la ragione, gli Ebrei avevano smesso di crescere. Avevano bisogno di passare dall’infanzia all’insegnamento. Per questo l’autore li invoglia a passare a ciò che è più completo…questo intendiamo fare, se Dio lo permette (6:1,3). Era una sfida ed un avvertimento. Potevano solo crescere con l’aiuto di Dio. Ma la via che stavano percorrendo – tornando al Giudaismo – suggeriva che, invece di permettergli di maturare, avrebbe portato Dio ad agire in maniera molto differente.
Il pericolo di non maturare
Se gli Ebrei non fossero passati a ciò che è più completo ma, al contrario, avessero continuato a scivolare verso il Giudaismo, avrebbero allora fatto bene a porre attenzione alle conseguenze che sarebbero seguite.
In quanto credenti, avevano goduto delle benedizioni di Dio. Gli Ebrei erano illuminati, cioè avevano compreso e creduto al messaggio della vita (Giov 3:16; 3:36; 5:24; Ef 2:8-9). Avevano provato il dono celeste, un’esperienza reale quanto quella di Gesù che aveva “provato” la morte per tutta l’umanità (2:9). Erano divenuti partecipi dello Spirito Santo ed avevano un rapporto vitale con Lui. Avevano provato la buona parola di Dio, con il suo potere di condannare e trasformare (4:12). E avevano anche provato i poteri delle epoche a venire, un termine comune associato al regno Messianico.
Nonostante ciò, essere rigenerati non li rendeva immuni dall’allontanarsi. Pensate a Mosè e Aronne e la prima generazione di Israeliti. Molti di loro erano credenti. Eppure, si ribellarono contro Dio e furono puniti per questo.
Allo stesso modo, l’autore avvertiva gli Ebrei che se si fossero allontanati, sarebbe stato impossibile…ricondurli al ravvedimento (Ebr 6:6).
Perché sarebbe stato impossibile ricondurli al ravvedimento? Cosa vuol dire?
Ebrei 12:17 ci dà la risposta. Qui leggiamo di ciò che successe ad Esau dopo che ebbe venduto la sua primigenia a Giacobbe per una zuppa di lenticchie.
Infatti sapete che anche piú tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento. (Ebr12:17 NR 94)
Esau fece un brutto affare, ma l’accordo era stato sigillato. Era troppo tardi per lui per pentirsi. La sua decisione era irrevocabile. La sua benedizione era andata per sempre e avrebbe dovuto convivere con le conseguenze.
Allo stesso modo comprendiamo Ebrei 6:4-6.
Se gli Ebrei si fossero allontanati, non avrebbero potuto essere riportati a ravvedersi. Sarebbe stato troppo tardi a quel punto evitare le conseguenze delle loro decisioni. Non si poteva tornare indietro, né avere modo di rinnovarsi, non c’era più modo di recuperare le benedizioni che avevano trascurato, e soprattutto non c’era modo di evitare il giudizio (temporale e il Giudizio del Trono di Cristo) a venire.3 Come l’autore avvertirà più tardi, se gli Ebrei non avessero perseverato nella fede, avrebbero perso le ricompense che sarebbero state loro e che Dio aveva promesso di dare:
Non abbandonate la vostra franchezza che ha una grande ricompensa! Infatti, avete bisogno di costanza, affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso. (10:35-36)
Quando il giudizio è inevitabile
Se gli Ebrei si fossero allontanati, sarebbero stati sottoposti a giudizio. Punto. L’autore utilizza un’analogia agricola per illustrare le conseguenze dell’apostasia:
Quando una terra, imbevuta della pioggia che vi cade frequentemente, produce erbe utili a quelli che la coltivano, riceve benedizione da Dio; 8 ma se produce spine e rovi, è riprovata e prossima a essere maledetta; e la sua fine sarà di essere bruciata. (Ebr 6:7-8)
La Terra rappresenta il credente. Questo è chiaro. Tuttavia, le persone vedono le parole maledetta e bruciata e subito pensano all’inferno (o il lago di fuoco), come se gli Ebrei potessero perdere la loro salvezza ed essere perduti per sempre.
Non può essere.
La vita eterna è qualcosa che Dio dà a prescindere dalle opere. Non la ritirerà perché non abbiamo lavorato abbastanza.
Gesù dice che i credenti non periranno mai (Giov 3:16) e che nessuno può rapirle dalle Sue mani e da quelle del Padre (Giov10:28-29). Mai. Nessuno. I credenti sono sicuri eternamente.
Allora cosa vuol dire maledetta e bruciata? Si riferisce al giudizio di Dio in questa vita e al Bema.
L’analogia agricola dovrebbe farci ricordarci gli avvertimenti che Paolo (che molti ritengono essere l’autore di Ebrei) diede ai Corinzi, che riguardano il guadagnare e perdere le ricompense eterne:
Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, 13 l’opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo[a] la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 14 Se l’opera che uno ha costruita sul fondamento[b] rimane, egli ne riceverà ricompensa; 15 se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco. (1 Cor 3:12-15 enfasi aggiunta)
L’autore di Ebrei suggerisce che i credenti possono essere una buona terra che produce frutti e riceve le benedizioni da Dio (cioè, guadagna ricompense eterne) oppure essere una terra cattiva che produce spine e che viene rigettata e bruciata (cioè, perde le ricompense eterne). Allo stesso modo, Paolo avvertiva i Corinzi che i credenti potevano produrre due tipi di opere: opere buone che sarebbero state ricompensate, e opere cattive che sarebbero state rigettate e bruciate.4
Il linguaggio che riguarda le opere bruciate non necessariamente si riferisce alla punizione eterna nel lago di fuoco, ma perdere le ricompense al Giudizio del Trono di Cristo.5
Il giudizio temporale di Dio
Tuttavia, l’immagine della terra che viene bruciata può anche riferirsi ad un giudizio temperale futuro che gli Ebrei avrebbero sperimentato, se avessero fatto apostasia.
Il Vecchio Testamento spesso dipinge il giudizio temporale di Dio verso Israele come un fuoco consumante.
Per esempio, nelle Lamentazioni, la distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi è descritta così:
Nella sua ira ardente, ha infranto tutta la potenza[a] d’Israele; ha ritirato la propria destra in presenza del nemico; ha consumato Giacobbe come fuoco fiammeggiante che divora tutto intorno. Ha teso il suo arco come il nemico; ha alzato la destra come un avversario; ha trucidato tutti quelli che erano più cari a vedersi; ha riversato il suo furore come un fuoco sulla tenda della figlia di Sion.
Nonostante l’immagine di fuoco, sappiamo che Israele non è stata condannata all’inferno. Il “fuoco fiammeggiante” di Dio si riferisce alla distruzione temporale di Gerusalemme e all’esilio di Israele in Babilonia.
Allo stesso modo, Gesù aveva avvertito Gerusalemme della distruzione incombente attraverso una parabola:
Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. (Matt 22:7)
Bruciare la città non si riferisce alla condanna eterna nel lago di fuoco. Era un avvertimento del giudizio temporale di Dio contro Gerusalemme, che avvenne quando i Romani distrussero la città nel 70 DC.
Così, quando l’autore di Ebrei avvertiva che Dio con “l’ardore di un fuoco…divorerà i ribelli”
(Ebr 10:27), che “Dio è un fuoco consumante (Ebr 12:29), e che se loro fossero tornati al Giudaismo, la loro fine sarebbe stata quella di essere bruciati, stava avvertendo gli Ebrei che Dio li avrebbe puniti severamente per la loro apostasia, proprio come aveva fatto con Israele, fino alla morte fisica.
L’autore forse voleva avvisarli, in vista del giudizio di Dio su Gerusalemme del 70 DC, sulla possibilità che questi Ebrei avrebbero potuto prenderne parte. Se avessero rigettato Cristo per tornare al Giudaismo sarebbe stato come se avessero crocifisso di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono a infamia (6:6b). Se avessero rigettato Cristo e scelto di schierarsi con l’incredula Israele, avrebbero allora condiviso la stessa loro punizione per aver condannato e crocifisso il Messia. Come commenta Zane Hodges, “La loro apostasia significherebbe fare un passo dietro la linea ed esprimere solidarietà con i loro compatrioti che avevano voluto Gesù sulla croce”6. In questo modo, gli Ebrei sarebbero stati soggetti al giudizio temporale con il resto della nazione.
Conclusione
Ebrei 5:11-6:12 non è un avvertimento rivolto a credenti che rischiano di finire all’inferno. Né rappresenta un allarme per falsi profeti che non saranno salvati se non credono davvero. Si tratta di un avvertimento a giudei che credono in Cristo. Se avessero fatto apostasia per ritornare al Giudaismo, sarebbero stati soggetti a giudizio di Dio, sia in questa vita che al giudizio del Trono di Cristo. Una volta presa, la loro decisione sarebbe stata irrevocabile. Avrebbero perso le loro benedizioni. Non avrebbero avuto modo di rimediare. Non c’era più modo di tornare indietro.
Il tempo ci dirà se il Sergente Bergdahl è colpevole di diserzione. Supponiamo che lo sia, pensate che rifarebbe la stessa scelta se avesse previsto tutti i danni che gli avrebbe causato?
Pensate che un credente sarebbe invogliato a crescere in maturità se conoscesse le conseguenze dell’allontanarsi dalla fede?
Se voi o qualcuno vicino a voi fosse quasi sul punto di abbandonare Cristo, lo avvertireste? Potrebbero non rendersi conto di quanto c’è in ballo.
Di Shawn Lazar
1 Shawn Lazar, “The First Two Warning Passges in Hebrews”, GIF (March/April 2015)
2 Homer A. Kent, Jr., The Epistle to the Hebrews (Grand Rapids, MI: Baker, 1972), 96.
3 R. Mark Musser, Wrath or Rest: Saints in the Hands of an Angry God (Advantage Books, 2010), 164.
4 Nota del redattore: è possibile che la questione in 1 Cor 3,10-15 non sia solo opere buone contro opere cattive. Il problema potrebbero essere anche opere con valore eterno rispetto a opere prive di valore eterno. Le opere rappresentate da legno, fieno e paglia possono anche essere né peccaminose né eternamente preziose. Ciò potrebbe includere il tempo trascorso in attività ricreative come il golf, la caccia, la pesca, la partecipazione a eventi sportivi, ecc. Anche se qualche lavoro di valore eterno può essere compiuto durante il tempo libero, molto altro certamente manca di valore eterno. Tuttavia, il punto di Shawn vale per entrambi i casi.
5 Jody Dillow, Final Destiny: The Future Reign of the Servant Kings (The Woodlands, TX: Grace Theology Press, 2013), 656.
6 Zane C. Hodges, “Hebrews,” The Bible Knowledge Commentary, New Testament, eds. John F. Walvoord and Roy B. Zuck (Colorado Springs, CO: Victor Books, 1983), 795.
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Shawn Lazar (BTh, McGill; MA, VU Amsterdam) è redattore della rivista Grace in Focus e direttore delle pubblicazioni per la Grace Evangelical Society. Lui e sua moglie Abby hanno tre figli. È autore di diversi libri tra cui: Beyond Doubt: How to Be Sure of Your Salvation (Oltre il dubbio: come essere sicuri della propria salvezza) e Chosen to Serve: Why Divine Election Is to Service, Not to Eternal Life (Scelti per Servire: perché l’elezione divina è per il servizio, non per la vita eterna)