Nell’articolo precedente, ho discusso di come avere chiaro nella mente il punto centrale del nostro messaggio agli uomini. Il nostro scopo è quello di condurli a credere in Cristo, che provvede per loro la salvezza eterna. Il messaggio del vangelo sulla Sua morte, sepoltura, e resurrezione è il contesto giusto per la presentazione del punto centrale del nostro messaggio. Ma alla fine di tutto, chiunque crede in Cristo per la vita eterna, è nato di nuovo. In questo articolo discuterò il processo che porta a richiedere una risposta di fede in coloro ai quali abbiamo parlato del vangelo.
Credere che Gesù morì sulla croce
Negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere un metodo per presentare il vangelo, che mi disturba. Credo di averlo sentito sin dall’inizio della mia fede, e devo ammettere, non mi ha mai recato disturbo. Ma adesso si.
Ho sentito alcuni dire: “Per essere salvati, bisogna credere che Gesù è morto sulla croce”. Nel contesto della nostra discussione, questo è in breve, secondo loro, il requisito per la fede. Non è solo uno dei tanti punti in cui si deve credere. Ogni volta che lo sento adesso, mi agito.
Innanzitutto, c’è forse qualcuno nella Chiesa di Cristo (a meno che non sia radicalmente liberare) che non crede che Gesù sia morto sulla croce? Persino alcuni teologi liberali considererebbero veritiera questa dichiarazione, anche se poi si tirano indietro di fronte alla dottrina della resurrezione. Spero che comprendiate, perché mi sento disturbato.
Adesso so che questo metodo che sto valutando, lascia molte cose irrisolte che vengono sottintese dall’oratore. Il più delle volte, le persone che dicono che si è salvi credendo che Gesù è morto sulla croce, vogliono dire che è morto per i nostri peccati. Infatti, la frase “per i tuoi peccati” viene ripetuta molto spesso. Ma persino con questa aggiunta, c’è tutto un ammontare di cose, che la persona ha in mente ma che non dice.
Di solito quelli che usano questa frase voglio intendere, per esempio, che questo credere nella morte del Cristo è tutto ciò che è necessario per la salvezza. Così facendo proclamano normalmente la salvezza attraverso la fede soltanto. Ma non viene detto, perché di solito è sottinteso, che l’idea dell’opera di Cristo sulla croce è sufficiente a darci la salvezza. Quindi intendono dire che confidiamo nella sufficienza della Sua opera di espiazione.
Sarò onesto. Non amo questo modo di presentare il vangelo.
Ma prima che vada avanti, voglio specificare che credo che Dio abbia salvato le anime anche usando questo tipo di presentazione. Ma questo non lo rende il metodo migliore per raggiungere le persone o di esporre in maniera semplice la verità.
Il primo vero svantaggio di questo tipo di invito alla fede è che non si trova nella Bibbia. Pensate un attimo a Giov. 3:16; 5:24; 6:47; Atti 16:31, non uno di questi versi ci invita ad essere salvati credendo alla morte di Gesù sulla croce.
Perché ci piace portare il messaggio con parole estranee alla Bibbia? Cosa c’è di sbagliato nel linguaggio biblico?
La domanda che segue è questa: cosa c’è di sbagliato con il nostro linguaggio?
Il nocciolo della questione è che questa affermazione che sto criticando è tecnicamente incorretta. Le persone non vengono salvate se credono che Gesù morì sulla croce; sono salvate credendo in Gesù per la vita eterna, o la salvezza eterna.
Se lo diciamo seguendo la via biblica, saremo poi capaci di supportare le nostre affermazioni con il sostegno biblico diretto. Ma immaginate che una persona, alla quale sto testimoniando, mi dica; “Dove è scritto nella Bibbia che sono salvo se credo che Gesù è morto sulla croce?” Cosa farò in questo caso? Dovrei sforzarmi di portarlo ad esaminare versi della Scrittura e combinarli in modo da provare il mio punto. Ma anche così, non riuscirei a trovare nessuna conferma nella Parola di Dio che giustifichi esattamente quello che stavo cercando di difendere. Vorrei che i credenti nella grazia gratuita abbandonino questa forma di invito alla fede. Indirizziamo sempre gli uomini a Cristo Stesso come oggetto della fede, piuttosto che a qualche concetto che deve essere poi teologicamente chiarito prima che possa essere davvero compreso.
Fare i due passi
Ecco un’altra tecnica che mi infastidisce. Molti credenti nella grazia mettono in atto quello che io chiamo l’approccio dei due passi alla fede. Prima invitano le persone a credere ai fatti di base del vangelo, e poi chiedono alle persone di fare propria questa verità. Nel descrivere questo secondo passo, spesso preferiscono usare “avere fiducia” piuttosto che credere.
Le persone che preferiscono questo approccio all’evangelismo sono forse un po’ impaurite, secondo la mia opinione. Non vogliono essere accusate di rendere la fede un mero atto d’assenso intellettuale. Così cercando duramente di rendere chiaro che credere solo ai fatti non ci salva. Secondo loro, appropriarsi di quei fatti per sé stessi – cioè fidarsi di Cristo per la propria salvezza – è il problema cruciale.
Questo approccio alle cose ci riporta ad una famosa illustrazione, quella della sedia o dell’ascensore, o simile. C’è un ascensore, direbbero. Credi che ti può portare all’ultimo piano del palazzo? Se la risposta è si, la prossima domanda è: cosa hai bisogno di fare per arrivare all’ultimo piano? La risposta dovrebbe essere “fidarsi” nell’ascensore entrandoci dentro.
Un tempo usavo io stesso questo tipo di illustrazione. Ve lo confesso con imbarazzo. Illustrazioni di questo tipo mostrano una creatività davvero considerevole. Ma purtroppo questa creatività è usata male. Ciò che viene creata è un’altra idea che non è presente nella Bibbia. Dove nel nuovo testamento troviamo una presentazione come questa? Mi dispiace, ma non c’è, semplice. E se leggi la prima parte di questo articolo, capirai anche il perché.
Come notato in precedenza, i fatti che circondano il messaggio del vangelo – come la morte e resurrezione di Cristo – sono importanti perché ci dicono le ragioni per cui fidarci di Cristo. Ma credere a questi fatti non salva nessuno. Le persone vengono salvate credendo che Gesù dona loro la vita eterna nel momento in cui, per questo motivo, credono in Lui.
Torniamo un attimo su quell’isola deserta nell’Oceano Pacifico che ho illustrato nel mio articolo precedente. La mia ipotetica persona non salva ha appena letto le parole di Giovanni 6:47, “In verità, in verità vi dico: chi crede [in me] ha vita eterna”. Tutto ciò che questa persona ha bisogno di fare è credere in questa affermazione e la vita eterna è sua. Non ci sono affatto due passi da fare.
Le questioni relative alla salvezza eterna sono infangate in maniera significativa da questo tipo di approccio. L’approccio a due passi sembra implicare che ci sono due atti di fede essenziali per la salvezza di un individuo. Il primo di questi è credere ai fatti, il secondo è un atto di fiducia personale. Così, questo approccio ignora il valore strumentale dei fatti del Vangelo nel portare gli uomini alla fede in Cristo, e tende ad elevarli al livello di condizione preliminare, la quale deve anche essere seguita da un secondo passo, cioè la fiducia.
Notate come gli approcci che ho obiettato finora tendono a offuscare l’attenzione necessaria sulla persona del Cristo come l’oggetto della fede. Nel caso del “credi che Gesù è morto sulla croce” il focus si concentra sull’azione che Lui compie (certo una indispensabile). Nello scenario a due passi ci si avvicina a Gesù, credendo prima ad alcuni fatti su di Lui. La semplice verità è che si può credere in Gesù per la vita eterna senza alcuna conoscenza dettagliata di quali azioni Egli abbia compiuto per potercela offrire.
In altre parole, è la sufficienza di Cristo il vero focus della fede che porta salvezza. La mia battaglia qui è che, fino a quando non abbiamo chiaro nella mente questo concetto, saremmo in pericolo di fare appelli di fede che oscurano le problematiche anziché chiarificarle. Se c’è qualcuno al mondo che dovrebbe portare il messaggio del vangelo in maniera cristallina e fare appello alla fede in altrettanta chiarezza, quel qualcuno deve essere della grazia, come noi.
Ricevere Gesù nel nostro cuore
Non dirò molto riguardo a questa famosa frase d’invito, “Ricevere Gesù nel nostro cuore”. È stato messo in evidenza più volte che questa frase non è biblica e questa è una ragione più che sufficiente per lasciarla perdere. Certo, è semplice immaginare che una persona che usa questo tipo di approccio abbia in mente il messaggio della Salvezza per Signoria1. Potrebbe significare infatti che dobbiamo invitare il Signore a prendere in mano le redini delle nostre vite.
Tuttavia, è opportuno ricordare che alcune persone sono state salvate anche in questo modo. Se gli viene detto di credere in Cristo per la vita eterna e gli viene detto che quando Gesù entra allora ce la dona, gli viene detta la verità. Quando crediamo in Cristo, davvero entra in noi, Egli Stesso è la vita eterna (1 Giovanni 5:20). Ecco che in 1 Giovanni è scritto: “Colui che ha il Figlio, ha la vita”.
Detto ciò, il carattere non biblico di questa frase, “Invitare Gesù nel nostro cuore” è un fardello troppo grande da portare. La nostra terminologia non è mai migliore di quella della Bibbia. Mai! E se la pensiamo così, inganniamo noi stessi. E probabilmente confondiamo anche le persone.
Fare una scelta per Gesù
Ancora di meno può essere detto riguardo a questa frase, “fare una scelta per Gesù”, e le sue varianti. La frase potrebbe significare affidare il proprio destino eterno a Lui. Ma potrebbe anche significare tante altre cose, come arrendere la propria vita, nel senso della Salvezza per Signoria.
Qual è lo scopo di mettere in piego frasi che non solo sono estranee alla Bibbia ma anche suscettibili di malintesi e cattive interpretazioni?
Cosa ne pensiamo di “Confidare in Cristo”?
So che molti credenti nella Grazia Gratuita amano invitare le persone non salve a “fidarsi di Cristo” per la vita eterna. Non ho alcuna obiezione forte contro questa frase e alle volte la uso io stesso quando voglio suggerire un sinonimo di credere. Ma non la uso mai come termine esclusivo o preminente della fede che porta a salvezza.
Tuttavia, resisto all’idea che viene portata avanti alle volte che fiducia è un termine migliore di fede. Certo, fiducia è spesso sinonimo di fede. Ma la parola fiducia ha una forza sminuita che diventa equivalente a “spero solo che lo faccia davvero”. In questa affermazione c’è un grado significativo di incertezza. Questo non è ciò che intendiamo con fede.
Potrei anche usare la parola fiducia per qualcuno di cui non mi fido poi tanto. Potrei dire, “Jim mi ha chiesto venti dollari per pagare una bolletta ed io avevo paura potesse usare quei soldi per qualcosa altro. Ma mi sono detto, “Forse davvero vuole pagare una bolletta”. Così gli ho dato i venti dollari e ho deciso di avere fiducia che lo faccia davvero. Spero che lo faccia”.
Presumibilmente, tutti noi ammettiamo che l’uso della fiducia in tal modo sia accettabile e abbastanza comune. Certo, anche la parola credere può essere usata in quel modo. Posso dire, “Credo che verrà”, anche quando non sono completamente sicuro che lo farà davvero. Normalmente, quando usiamo la parola in questo modo, segnaliamo il nostro dubbio attraverso il tono che usiamo: credo, che verrà. Eppure, a mio avviso, la parola fiducia/fidarsi, esprime più facilmente mancanza di certezza, quando dico “Ho fiducia che verrà”. L’elemento di dubbio viene indicato con l’uso della parola fiducia in questo tipo di dichiarazione.
Comunque sia, la normale implicazione della parola fiducia non ha nulla a che vedere con l’incertezza. Secondo il dizionario2 nel discutere la fiducia in relazione ai sinonimi come “fede, sicurezza, fare affidamento, dipendenza”, viene detto questo: “Questi pronomi riflettono il sentimento che una persona o una cosa non fallirà nel mettere in atto. Fiducia implica la profondità e la sicurezza di un tale sentimento, anche se non sempre è supportato da prove”. Quindi l’appunto di completa sicurezza appartiene alla parola fiducia, tanto quanto alla parola fede o il verbo credere.
Il problema rimane però, che nessuna traduzione di cui sono a conoscenza abbia usato il termine fiducia al posto di credere in nessun contesto significativo. La parola credere funziona meglio nei passaggi dove è specificato il contenuto del credo. Per esempio, in 1 Giovanni 5:1, abbiamo “chiunque crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio”. Suonerebbe strano se dicesse: “Chiunque si fida che Gesù è il Cristo è nato da Dio”. La parola credere reca il vantaggio distintivo di funzionare bene in quasi tutti i versi che parlano di salvezza. Così la parola fiducia rappresenta un supporto solo se stiamo cercando un sinonimo per aiutare la persona non salva a capire cosa vuol dire credere.
Ma siccome la nostra Bibbia usa la parola credere in maniera consistente e costante, penso sia più opportuno usare la parola che le persone possono ritrovare nelle loro Bibbie. Avere fiducia può essere un sinonimo di credere ma non ci sono ragioni per preferirla quando si fa evangelismo. Se per qualche ragione abbiamo timore della parola credere, dobbiamo riesaminare la nostra paura e superarla.
E, come ho già detto, l’uso di fiducia come parte del processo dei due passi, non ha fondamento nelle Scritture.
Vorrei precisare che rigettiamo fermamente ogni distinzione presunta tra credere e avere fiducia che si risolva a favore della parola fiducia piuttosto che della parola credere. Questo porterebbe ad un uso scorretto di una o entrambe queste parole.
Invitare le persone a credere
Adesso parleremo di portare le persone alla fede in Cristo. Nel mio dibattito fino a questo punto, ho sradicato un po’ di erbacce. Ho provato a mettere in evidenza degli errori che vengono commessi nell’invitare le persone a credere. Adesso considereremo la faccenda da un punto di vista più positivo.
Mettiamo il caso che abbia parlato con “Ralph”, un giovane non credente. Gli ho parlato del Vangelo e della morte e resurrezione di Cristo. Ho evidenziato che il Signore Gesù, con la Sua morte sulla croce, ha soddisfatto completamente Dio per quanto riguarda i peccati di Ralph. Cristo ha pagato per ogni peccato Ralph abbia mai commesso dal giorno della sua nascita a quello della sua morte. In questo modo Gesù ha aperto le porte del cielo per Ralph.
L’unica cosa di cui ora Ralph ha bisogno è la vita eterna. Coloro che non ce l’hanno vanno all’inferno, secondo Apo 20:15. Senza la nuova nascita, non possiamo entrare nel regno di Dio nonostante la morte di Gesù per i nostri peccati (Giovanni 3:3). L’alternativa alla vita eterna è perire (Giov. 3:16).
Tuttavia, dico a Ralph che la vita eterna è disponibile ad una condizione sola, e che quella condizione è la fede in Gesù. Adesso cito versi come Giovanni 316; 5:24; 6:47; e specialmente Giovanni 6:35-40. Mi soffermo su ognuno di questi versi, ma in particolare mi concentro su Giovanni 6:35-40. Ora presenterò a Ralph la versione in prima persona. Dirò così: “Ralph, nota come Gesù insiste sul fatto che credere in Lui ha dei risultati permanenti. Nel verso 35, Egli insiste che la persona che viene a Lui per il pane della vita non avrà mai più fame di quel pane. E la persona che crede in Lui per l’acqua della vita non avrà mai più sete di quell’acqua.
“La metto in questo modo, Ralph. Se una persona potesse perdere il pane o l’acqua della vita dopo esser venuto a Cristo per riceverlo, avrebbe fame e sete ancora. Ma nota bene! Gesù ha detto che non può succedere.
“Ripete la stessa cosa ma in un modo diverso al verso 37. Lì Egli dice che se una persona viene a Lui, non la caccerà fuori.
“Guarda ai versi 38-39. Qui Gesù dice che è venuto dal cielo per fare la volontà del Padre e che la volontà del Padre è tale che Gesù non debba perdere nessuno di coloro che gli sono stati dati dal Padre; Lui li risusciterà nell’ultimo giorno. Io non avrò mai più fame del pane della vita. Non avrò mai più sete dell’acqua della vita. Pensi di comprendere questo, Ralph?”
Se tutto va bene, Ralph risponde di si. Se risponde di no, gli chiederei: “Cosa ti lascia ancora perplesso, Ralph?”
A questo punto, secondo la mia esperienza, mi aspetterei una domanda del genere: “Vuoi dire che se credo in Gesù per la vita eterna, e poi esco e faccio tutto ciò che voglio, andrò lo stesso in cielo?”
Quando mi fanno questa domanda, sono molto contento perché è segno che la persona sta pensando al fatto che si tratta di un dono, che non viene ritirato se ci comportiamo male.
Di solito rispondo a questa domanda dicendo che essere nato di nuovo è un po’ come nascere in una famiglia. Dopo, siamo sempre membri di quella famiglia, anche se siamo dei furfanti. Ma se abbiamo dei buoni genitori, non ci lasceranno andare troppo oltre. Ci disciplineranno e correggeranno e cercando di fare il loro meglio affinché camminiamo sul sentiero giusto. Poi di solito metto in evidenza, che dopo aver ottenuto la vita eterna, Dio diventa il nostro Padre celeste ed è il Genitore migliore che possiamo immaginare. Non permetterà che andiamo fuori controllo. Ci prenderà a schiaffoni, se necessario, e potrebbe addirittura decidere di prendere le nostre vite terrene. Ma Gesù non ci caccerà mai via dalla famiglia di Dio.
Secondo la mia esperienza, non ho mai trovato nessuno che pensi che una risposta così sia inadeguata. Sembra invece che chiarisca alcune cose, e allo stesso tempo mantiene la verità di passaggi come quello in Giovanni 6:35-40.
Così, se ho risposto con successo alle domande di Ralph, e lui mi dice di aver compreso quello che gli ho detto, posso allora procedere con la conclusione. Ecco un approccio con il quale mi trovo a mio agio:
“Ok Ralph. Mi stai dicendo che è tutto chiaro. E forse, mentre parlavamo, non solo hai compreso le promesse di Gesù, ma ci hai anche creduto. Se ci hai creduto, allora possiedi la vita eterna. Ti ricordi di Giovanni 5:24? Bene, se hai dato ascolto alle parole di Gesù ed hai creduto hai la vita eterna, come dice quel verso, e che non andrai mai in giudizio davanti a Dio perché fosse deciso il tuo destino eterno. Sei passato dalla morte alla vita”.
A questo punto, gli chiedo se davvero crede. Se dice di si, continuo chiedendogli “Allora sei sicuro di avere la vita eterna e che sarai con il Signore Gesù per sempre?”
Se risponde affermativamente, e non mi da alcuna ragione per dubitare della sua veridicità, allora posso e devo considerarlo salvo. Se, in effetti, crede alle cose di cui abbiamo discusso dalla Parola di Dio, allora con l’autorità della Parola di Dio è certamente stato salvato.
Da notare! Non gli ho chiesto di pregare, o di fare una scelta per Gesù, o di fare nessuna delle altre cose che normalmente si chiedono ad una persona non salva.
Tutto ciò che ho fatto è chiedere se ha compreso la verità di cui abbiamo parlato e gli ho chiesto se ci crede. Insisto che tutto questo è il lavoro necessario che c’è da fare. E incoraggio la persona non salvata a credere, ma non posso forzarlo.
Se crede, allora una preghiera non è necessaria. Se non crede, allora una preghiera lo confonderebbe perché potrei portarlo a dire delle cose che non capisce o a cui non crede, perché Dio non ha ancora aperto il suo cuore.
Io conosce bene questo problema. Quando ero bambino, mi feci avanti e recitai una preghiera ma non capivo bene cosa stavo facendo. Fui salvato veramente alcuni anni dopo. Ma quella preghiera mi ha confuso, perché ho passato anni a chiedermi se fossi davvero salvo. Il pastore ci aveva creduto perché venne a fare visita a mia madre e le raccontò tutto. Ma io non ero sicuro per niente.
Ora mi rendo conto che nessuno si salva recitando una preghiera. Ma ci salviamo quando comprendiamo l’offerta di vita eterna che Dio ci fa attraverso Gesù e ci crediamo. Solo allora le persone si salvano. Questo è l’unico momento in cui le persone si salvano. Tutto il bagaglio in eccesso che portiamo quando siamo faccia a faccia con una persona non salva è semplicemente, un bagaglio in eccesso!
In questo incontro fittizio con Ralph, ho cercato di dargli qualcosa da credere sulla persona di Gesù Cristo. Volevo che realizzasse che si possono credere le promesse di Gesù sulla vita eterna, e che quando lo si fa, si è salvi per sempre.
È tutto ciò che desideravo fare. Tutto ciò che ho incluso in questa mia presentazione che voleva portare alla luce il problema della fede è stato pensato per preparare la via per quella fede. Io lavoro con la convinzione che se una persona comprende la provvigione di Dio per la salvezza attraverso la croce di Cristo, sarà più semplice per lui o lei credere in Gesù per la vita eterna.
Ma il morale della favola è questo: voglio che le persone sappiano che nel momento in cui credono in Cristo per questo dono gratuito, sono salve e salve per sempre.
Un’ultima cosa. Trovo questo approccio all’evangelismo molto liberatorio. Ho fatto la mia parte, solo se presento il messaggio in maniera chiara. Ma la fede nel cuore è il lavoro dello Spirito di Dio e non il risultato della mia tecnica o del mio dinamismo personale.
Alla semplice Parola di Dio si deve rispondere in semplice fede: questo è ciò che portare le persone a Cristo significa davvero.
1 Vedere, Lordship Salvation
2 The American Heritage Dictionary (second college edition)
Di Zane Hodges
____
Zane Hodges fu insegnante di Greco del Nuovo Testamento ed Esegesi al Seminario Teologico di Dallas.