L’ultima volta che io ed Abby siamo andati a fare escursionismo, abbiamo rischiato di morire.
Siamo partiti per un weekend al Beavers Bend State Park in Oklahoma e abbiamo deciso di seguire un’escursione chiamata “Skyline” (Orizzonte) che, di circa sette miglia, era la più lunga sulla mappa. “Facile”, pensammo. Abby fa le maratone. Io spesso faccio da sei a dieci miglia nel weekend. Camminare per sette miglia sarebbe stato un buon esercizio. Saremmo partiti presto e rientrati per pranzo.
Non ci passò di mente che camminare in montagna sarebbe stato un tantino più duro di quello a cui eravamo abituati.
Non ricordo a che punto cominciammo a farci prendere dal panico.
Al primo miglio avevo già finito la frutta secca, ma ancora mi stavo godendo la camminata.
Al secondo miglio, anche la frutta secca di Abby era finita e la mia acqua cominciava a scarseggiare. Per nostra sorpresa, era già ora di pranzo. Iniziavo a preoccuparmi.
Al terzo miglio, ci eravamo persi. Ricordo una lunga distesa nella foresta dove la terra era completamente ricoperta di foglie senza alcun sentiero riconoscibile. Dove eravamo?
Guardai alla fotocopia della mappa disegnata a mano che avevamo preso all’ingresso al parco. Non aveva alcun senso. “La linea ondulata è questo torrente? Se è così, allora forse la linea tratteggiata è appena laggiù e ci porterà direttamente a questo simbolo a forma di cavallo intrappolato in una scatola”.
Mentre il sole cominciava la sua discesa dietro le montagne, cominciavo a pianificare silenziosamente il funerale. Abby probabilmente sarebbe morta per prima e io avrei dovuto valorosamente portare a spalla il suo corpo fino alla mia completa disidratazione. Oppure potevo lasciarla li. Immaginavo anni dopo una guardia forestale che trovava i nostri corpi in qualche burrone, tutti raggrinziti come vecchie mummie. Entrai nel panico…
Poi sentimmo qualcosa. Dei ragazzi che ridevano!
Cominciammo a correre e giungemmo ad un grande fiume. Lì vedemmo un gruppo di giovani canoisti. Poi trovammo un sentiero con un cartello che diceva, “Parcheggio, 0.5 miglia”.
Avevamo trovato il sentiero! E non l’avremmo lasciato più.
Ho pianto di gioia quando abbiamo trovato il furgoncino dei gelati vicino al parcheggio. Le mele cotte non erano mai state così buone.
Il quinto e ultimo avvertimento in Ebrei riguarda il deviare dal sentiero cristiano, per inciampare nel giudaismo e perdere così le benedizioni del regno eterno.
Rinnovate le vostre forze
L’autore cercava di spronare gli Ebrei a considerare la vita Cristiana come una corsa di resistenza e a perseverare fino alla fine (Ebr 12:1-2; cfr Ps 19:5). Altrimenti, se avessero abbandonato la corsa, abbandonato Cristo, e ritornato al Giudaismo, avrebbero perso la loro eredità nel regno di Cristo. L’autore non voleva che succedesse.
Gli Ebrei avevano altresì bisogno di sapere che le difficoltà che stavano affrontando avevano uno scopo, come parte della disciplina di Dio, che scaturisce dall’amore per i Suoi figli. I credenti dovrebbero accettare quel tipo di disciplina, e ricavarne profitto, anche se non lo apprezziamo in quel momento (Ebr 12:3-11).
12:12-13. Perciò, invece di essere come quei corritori che sono sul punto di mollare – le mani fiacche e le ginocchia piegate – l’autore sprona gli Ebrei a rinfrancare le mani cadenti, e rafforzare le ginocchia vacillanti, e finire la corsa. Hanno bisogno di un rinvigorimento spirituale!
Invece di ricadere nel sentiero spinoso del Giudaismo, dovrebbero appianare il sentiero dei loro piedi (cfr Prov 4:25-26) e perseguire come un’unica fede la fede in Cristo. Altrimenti, se cambiassero corso e lasciassero per il Giudaismo, potrebbero influenzare il fratello debole (lo zoppo) a seguirli nell’apostasia.
Tuttavia, se gli Ebrei avessero mantenuto la rotta e la fede, perseverando oltre le prove e le tentazioni, i fratelli deboli seguirebbero il loro esempio, rafforzandosi nella loro fede (guarisca) ed evitando danni spirituali (vadano fuori strada).
Dobbiamo ricercare la santità
Il fatto è che le persone ti guardano. Tu sei influente. Così, se siamo responsabili individualmente per come viviamo dinanzi a Dio, siamo anche responsabili di come la nostra vita influenza gli altri. Questa è una lezione che ogni genitore capisce bene. Che vi piaccia o no, ogni giorno siamo un esempio da seguire per i nostri bambini. Un buon esempio o uno cattivo? Lo stesso vale per la vita di fede. Siamo un esempio per gli altri ed esercitiamo un’influenza su di loro.
12:14. Quindi, è importante per tutti i credenti cercare la pace con tutti (inclusi i credenti, i fratelli deboli e i non credenti). Dobbiamo essere come Melchizedek “il re della pace” (Ebr 7:2) e come “il Dio di pace” (Ebr 13:30). La pace porta le persone a Cristo.
Dovremmo anche cercare santificazione, della quale ci sono tre tipi.
1) santificazione posizionale. Noi riceviamo una santificazione posizionale il momento in cui crediamo in Gesù per la vita eterna (cfr 1 Cor 1:30). Non è qualcosa che possiamo ottenere lavorando. Ma piuttosto, la si può ricercare con il rinnovamento della mente per mezzo della verità (Rom 12:1-2) e avendo quella verità permanente in noi (Giov 15:7).
2) santificazione pratica. I credenti dovrebbero in maniera progressiva essere santificati in questa vita, diventando sempre più liberi dalla servitù del peccato. La santificazione pratica è automatica. Dipende dal seguire il consiglio di Paolo in Romani 5-8. Non tutti i credenti diventano santi egualmente in questo senso, per cui, deve essere perseguita.
3) santificazione escatologica. Questa santità è relativa al regno Messianico, dove i cristiani che resistono saranno vestiti di vesti bianche, che rappresentano la loro santificazione pratica (Matt 22:1-14; cfr Ap 19:8).
Quando l’autore dice che senza santificazione nessuno vedrà il Signore, potrebbe voler dire che se i credenti non ricercano la pace e la santità nessuno vedrà il Signore in loro. Come Gesù aveva detto ai discepoli, se loro si fossero amati gli uni gli altri, “tutti sapranno che siete miei discepoli” (Giov 13:35).
In alternativa, questo vedere si riferisce all’incontro privilegiato con il Signore nel regno, come quello descritto nella Parabola del Banchetto di Nozze, dove alcuni credenti vengono “scelti” per avere un tempo speciale con il Re (Matt 22:1-14; cfr Ap 19:8).
Restare privi
12:15-17. Gli Ebrei avevano bisogno di finire la loro corsa facendo in modo che nessuno resti privo della Grazia di Dio. Nel Nuovo Patto, agli Ebrei è stata data grazia come risorsa spirituale illimitata per permettere loro di vivere una vita abbandonate per Cristo.
Certo, l’autore era preoccupata che gli Ebrei diventassero come radici velenose che avvelenano l’acqua, contaminando molti (cfr Deut 29:18).
Il loro comportamento avrebbe potuto rendere malati spiritualmente la comunità di credenti. In tal caso, avrebbero perso i loro benefici nel Millennio. Se fossero stati infedeli e spezzato il patto di legame con Gesù, sarebbero stati come fornicatori senza eredità nel regno (cfr 1Cor 6:9-11). Avrebbero sofferto lo stesso destino di gente profana come Esaù, che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura. Essere profani vuol dire trattare le cose sacre in modo irriverente, proprio come Esau che aveva reputato le benedizioni di Dio di minor valore rispetto ad una zuppa. Sarebbero stati ugualmente insensati e avrebbero trattato così le benedizioni del Nuovo Patto? Anche loro avrebbero venduto la primigenia del Millennio per dei comfort temporali? Se così fosse, ci sarebbe stata una conseguenza seria. Infatti, sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento. Esau si pentì di quello che aveva fatto. Si ravvide. Ma era troppo tardi. Il suo pentimento fu rigettato. Le conseguenze della sua ribellione furono irrevocabili. Perse la sua eredità per sempre.
Gli Ebrei avrebbero perso anche la loro, se avessero profanato il Nuovo Patto del Messia.
Due Patti, Due Motivazioni
12:18-24. L’autore ancora una volta disegna un contrasto familiare tra il Vecchio e il Nuovo Patto, tra la generazione del deserto e gli Ebrei. Gli Ebrei erano attratti al Giudaismo, così l’autore voleva ricordargli di quanto fosse terrificante.
Il Vecchio Patto era accompagnato da manifestazioni visibili che erano davvero spaventose:
Voi non vi siete avvicinati al monte che si poteva toccare con mano, e che era avvolto nel fuoco, né all’oscurità, né alle tenebre, né alla tempesta, né allo squillo di tromba, né al suono di parole, tale che quanti l’udirono supplicarono che più non fosse loro rivolta altra parola. Questa non è una scena molto confortante. Non ci riempie di gioia, ma di spavento. Come disse Paolo, la Legge era un ministero di morte, condanna, maledizioni e ira (2 Cor 3:7, 9; Gal 3:10; Rom 4:15). Rappresentava un peso molto grave, tanto che gli Israeliti non potevano sopportare quest’ordine.
Volevano davvero tornare a tutto questo? Volevano davvero tornare a qualcosa di tanto spaventevole che persino Mosè, il grande esempio della fede, era spaventato e tremava?
In contrasto, Gesù ci ha dato un patto molto più glorioso e una speranza migliore (Ebr 7:19; 2 Cor 3:9). Non è stato fondato sull’ombra di tipologie e promesse, ma sul loro compimento in Gesù Cristo, il Messia. Invece di giungere al Sinai, si erano avvicinati al monte Sion (dove il Messia sarebbe ritornato, alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste (non soltanto la terrena). Qui c’è la realtà di quello che è stato promesso molto tempo prima! Al Sinai, Israele aveva solo visto la montagna circondata da nuvole scure, ma questi credenti avrebbero presto visto una nuvola di testimonianza, tale come una festante riunione delle miriadi angeliche, all’assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli (un riferimento ai sopravvissuti) e Dio, il giudice di tutti.
Quella grande riunione celeste include anche gli spiriti dei giusti che non erano ancora risorti, ma che erano stati resi giusti grazie al sangue dell’aspersione.
E soprattutto, gli Ebrei erano giunti da Gesù il Mediatore, il cui sangue parla meglio del sangue di Abele. Abele fu ucciso da suo fratello. Il suo sangue grida giustizia (Gen 4:10). In contrasto, anche se Cristo è stato ucciso dai suoi fratelli, il Suo sangue grida misericordia per tutti coloro che credono. Era quella misericordia, e amore, e grazia che costituirono il cuore del Nuovo Patto.
Se il Sinai ispirava terrore, Sion avrebbe ispirato gioia. Invece di indietreggiare, e correre indietro al Giudaismo, i credenti desiderare di correre in fretta a quella riunione di benedizioni!
Cielo e Terra sono passeggeri
12:25-29 Siccome negli ultimi tempi il Signore parlava attraverso Suo Figlio (Ebr 1:1-2), gli Ebrei non dovevano rifiutare di ascoltare colui che parla.
L’autore gli ricordava delle conseguenze che Israele avrebbe affrontato se avessero fallito nel dare ascolto alla Parola di Dio e si fossero così ribellati contro Mosè: perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono di ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, durante il tempo della dirigenza di Mosè, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo. Ribellarsi contro il Messia sarebbe stato anche peggio, specialmente considerando che era il Regno Messianico ad essere in gioco.
Agli Ebrei andava ricordato che il Messia sarebbe tornato presto per stabilire il Suo regno, e quando l’avrebbe fatto, sarebbe tornato per il giudizio. “Ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo».
Negli articoli precedenti, ho considerato quanto gli avvertimenti in Ebrei possano essere molto severi. Essi puntano ad una punizione che va oltre la normale disciplina temporale. L’autore aveva in mente una catastrofe. È evidente anche qui. L’autore li avvertiva della rimozione delle cose scosse come di cose fatte perché sussistano quelle che non sono scosse. Questa citazione presa da Aggai si riferisce della Tribolazione prima della fine dei tempi. Come spiega Arnold Fruchtenbaum:
Il tremolio sul monte Sinai era simbolico dello scuotimento futuro e ultimo dei cieli e della terra. C’è stato un tremore nella storia la cui voce ha poi scosso la terra… ma ci sarà anche un tremore futuro. Ha poi citato Aggeo 2:6, che tratta di quella scossa finale riferendosi alla scossa che avverrà prima della Secondo Avvento. Questa scossa finale consiste nei giudizi della Grande Tribolazione che precedono l’instaurazione del Regno Messianico. Nella letteratura apocalittica ebraica, questo verso è stato interpretato come un discorso del terremoto escatologico finale che coinvolgerà l’intero cosmo. In passato, Dio ha scosso solo la terra ma, in futuro, Dio progetta di scuotere sia i cieli che la terra. Ciò avverrà in concomitanza con il Secondo Avvento. Da Aggeo 2:6 egli trae un’applicazione presente, perché c’è un tremito che presto verrà. Questa scossa distruggerà Gerusalemme e il Tempio. È lo scuotimento del 70 DC.1
Come aveva scritto Pietro, un giorno la terra non solo sarà scossa, ma si consumerà nel fuoco (2 Pete 3:10). Nulla resterà della vecchia creazione. Sarà il tempo della nuova creazione, quando i credenti riceveranno un regno che non può essere scosso, un ordine permanente che non passerà mai. Il regno messianico sarà eterno.
Dato ciò, l’autore spinge gli Ebrei ad avere grazia, e di approfittare delle risorse spirituali rese disponibili dal Loro Sommo Sacerdote (cfr 4:14-16). Allora, offriamo a Dio un culto gradito, secondo l’ordine di Melchizedek, e non secondo quello levitico. Se gli Ebrei erano attratti dai rituali del Tempio, allora dovevano sapere che l’adorazione cristiana, sebbene meno gloriosa esteriormente, doveva essere resa con riverenza e timore. Dopotutto, lo stesso Dio che risiedeva nel Tempio, ed era adorato ora secondo il Nuovo Patto, era ancora un fuoco consumante. La Sua Presenza scioglie le montagne come cera, e brucia le opere inutili come il fuoco brucia la paglia, il legno e la stoppia. Mosè ricordò due volte ad Israele che Dio era un fuoco consumante. Che quel fuoco avrebbe consumato i nemici di Israele (deu 9:3). Ma che anche Israele ne sarebbe stata soggetta, se fosse tornata all’idolatria (Deut 4:23-25). Questo stesso avvertimento si applicava anche agli Ebrei.
Tuttavia, se gli Ebrei avessero obbedito a Dio, fossero rimasti fedeli a Cristo e fossero rimasti sulla via della Nuovo Patto, tutto ciò che avevano sofferto, tutte le tentazioni a cui avevano resistito, sarebbero risultate a loro vantaggio. Il Messia sarebbe venuto con la Sua ricompensa. Avrebbe scelto dei compagni per regnare con Lui. Gli ebrei sarebbero stati trovati degni? Lo saremo noi? Come diceva Paolo: «Se perseveriamo, anche noi regneremo con lui» (2 Tm 2:12a).
1 Italico aggiunto. Arnold Fruchtenbaum, The Messianic Jewish Epistles (San Antonio, TX: Ariel Ministries, 2005), p. 185.
Di Shawn Lazar
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Shawn Lazar (BTh, McGill; MA, VU Amsterdam) è redattore della rivista Grace in Focus e direttore delle pubblicazioni per la Grace Evangelical Society. Lui e sua moglie Abby hanno tre figli. È autore di diversi libri tra cui: Beyond Doubt: How to Be Sure of Your Salvation (Oltre il dubbio: come essere sicuri della propria salvezza) e Chosen to Serve: Why Divine Election Is to Service, Not to Eternal Life (Scelti per Servire: perché l’elezione divina è per il servizio, non per la vita eterna)