Vi ricordate l’episodio di Seinfeld quando Kramer comincia a lavorare dalle 9 alle 5 in una compagnia chiamata Brand/Leland?
Tutti rimasero scioccati.
Ma alla fine la verità viene alla luce quando il Sign. Leland chiama Kramer nel suo ufficio per esaminare il lavoro fatto da lui.
“Kramer, ho rivisto tutto il tuo lavoro,” gli dice. “Francamente, fa schifo…”
Visibilmente contrariato, Kramer promette di lavorare delle ore extra.
“No, no, non credo che questo possa funzionare,” continua il Sign. Leland. Queste documentazioni che hai consegnato. È come se tu non avessi mai studiato economia. Non ha proprio senso!”
Kramer insiste che può fare meglio.
“Bene, mi dispiace,” risponde Leland. “Ma non c’è modo di farti continuare.”
“Ma in realtà io non ci lavoro nemmeno qui!” dichiara Kramer.
“Ecco perché questa situazione è così difficile,”
Alla fine, si scopre che Kramer si presentava in ufficio a fare un “lavoro” per cui non era mai stato assunto né per il quale era qualificato. Allora, come licenzi qualcuno per un lavoro che non ha? L’assurdità della situazione è ciò che lo rende così divertente. Ma perché Kramer lo stava facendo? Cosa gli era passato di mente?
Mi fa pensare alla risposta di Paolo all’obiettore di Romani 6:1-2.
Paolo nei capitoli precedenti aveva difeso la verità che la giustificazione è per fede e totalmente separata dalle opere. Contro coloro che predicavano la salvezza attraverso la legge, Paolo dichiarava che piuttosto che fermare il peccato, la legge lo incrementava:
La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione, ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata
(Rom 5:20)
La buona notizia è che la grazia è abbondata dove il peccato è aumentato. Come fa la canzone, “Grazia, grazia, la Grazia di Dio / Grazia che più grande di tutto il nostro peccato!”
Se predichi questo messaggio in maniera chiara – se proclami in maniera forte, chiara e sincera che la salvezza è per grazia, e che la vita eterna è un dono gratuito – riceverai delle opposizioni. Alcune persone ti insulteranno. Molte altre ti accuseranno di incitare al peccato. Paolo ha anticipato quella obiezione, perché, senza dubbio, l’avrà sentita molte volte:
Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? (Rom 6:1)
Paolo ci dice che la grazia abbonda sul peccato, il che è una cosa buona (Rom 5:20). Ma in tal caso, il ragionamento dell’obiettore, non consegue logicamente che dovremmo peccare deliberatamente per fare in modo che la grazia sovrabbondi?
La risposta breve di Paolo è un secco no!
No di certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso? (Rom6:2)
Ma perché no?
Se la sola premessa che l’obiettore aveva fosse stata Romani 5:20, allora forse avrebbe avuto ragione. Ma egli non tiene conto di un’informazione cruciale, che Paolo svilupperà nel resto di questo capitolo e attraverso Romani 6-8. Qui c’è un indizio.
Qualcosa è accaduto al credente (il “noi”).
Qualcosa di straordinario.
Siamo morti al peccato.
Nota che non stiamo cercando di morire al peccato – siamo morti già. È un fatto del passato. Come tutti sappiamo, la morte cambia profondamente la situazione, inclusa la santificazione. Siccome siamo morti al peccato, è illogico pensare che dobbiamo continuare a peccare.
Paolo non dice che è impossibile per un credente peccare. Al contrario, penso che ogni singola pagina della sua lettera dimostri la lotta dei credenti contro ogni forma di peccato.
No, Paolo non sta dicendo che peccare è impossibile – solo che è illogico. Come dice Michael Eaton, “non è impossibile peccare, ma è stupido, illogico, ribelle” (Eaton, Living Under Grace, p.18)
Per analogia, fareste mai come Kramer e andreste a fare un lavoro che non avete e per il quale non siete qualificati?
Potreste.
Non è impossibile.
Ma non sarebbe assurdo?
Non sarebbe un segno che non si sta pensando in maniera lineare? Non avrebbe senso farlo.
E questo è il punto di Paolo sul credente e il peccato.
Dovreste continuare a presentarvi al vostro lavoro di peccato così che abbondi la grazia? Certo che no. Siete morti al peccato, il ché vuole dire, che nemmeno ci lavorate lì.
Di Shawn Lazar
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Shawn Lazar (BTh, McGill; MA, VU Amsterdam) è redattore della rivista Grace in Focus e direttore delle pubblicazioni per la Grace Evangelical Society. Lui e sua moglie Abby hanno tre figli. È autore di diversi libri tra cui: Beyond Doubt: How to Be Sure of Your Salvation (Oltre il dubbio: come essere sicuri della propria salvezza) e Chosen to Serve: Why Divine Election Is to Service, Not to Eternal Life (Scelti per Servire: perché l’elezione divina è per il servizio, non per la vita eterna)